Peter Punk alla riscossa, la band si racconta tra ricordi, progetti e nuove generazioni: “Noi fedeli al nostro stile”

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Cambiano le generazioni, le mode, i sound ma loro rimangono sempre gli stessi con la solita grinta e la giusta “pazzia”, parliamo dei Peter Punk, band famosa non solo in ambito locale ma anche a livello nazionale e tra i portabandiera del punk italiano a fine anni 90-inizio anno 2000.

La band, formatasi nel 1994 e composta dai 4 irriducibili (Nicolò Gasparini, chitarra elettrica e voce, Stefano Fabretti, chitarra elettrica, Ettore Montagner, basso, e Nicola Brugnaro, batteria) è nata inizialmente come cover band dei loro miti della scena hardcore punk anni ’90 (Bad Religion, Pennywise e Green Day) da lì in poi, tra qualche videoclip e qualche concerto su Rock Tv e All Music è iniziata la rapida ascesa.

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Dopo aver prodotto un demo nel dicembre del 1998, Cornflakes, e alcuni brani nel 1999, nel luglio del 2000 pubblicano, registrandolo in una sola settimana, il loro primo disco, che porta lo stesso nome della band.

Il successo di questo album portò il gruppo a farsi conoscere a livello nazionale assieme a “mostri sacri” del genere come i Punkreas.

“Siamo esplosi facilmente all’epoca – spiegano dal gruppo – tutti i ragazzini ascoltavano quel genere di musica (punk rock, pop punk) dato che all’epoca sfondavano i Blink 182 e gli Offspring, ora è un tipo di musica che si è trasformato in un qualcosa di nicchia, forse ancora più del black metal“.

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Noi rimarremo sempre fedeli al nostro format – sottolineano – Non varieremo mai il nostro stile, per passare a generi più “commerciali” (come la trap ad esempio). Abbiamo deciso ora di intraprendere una revision della band e metterci a fare in acustica”.

Il progetto acustico per noi rappresenta un modo nuovo di trasmettere alla gente la nostra musica attraverso anche immagini e sound del passato, per non far dimenticare agli appassionati quei periodi magici” affermano.

Anni indimenticabili in cui il legame tra pubblico e band, ai concerti, era una componente fondamentale per la buona riuscita di un concerto: “Quando sentivamo la gente cantare e con la voce coprire il volume dei nostri strumenti – conclude la band – per noi era un emozione indescrivibile, non ci scorderemo mai di quegli anni”.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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