Il 14 febbraio è il giorno dedicato ai single nel quale si celebra la figura di San Faustino, protettore degli “amanti solitari” in cerca della loro dolce metà.
Chi spera nell’amore, magari in quello eterno, guarda con ammirazione alla storia del 99enne Bruno Zamprogno e di sua moglie Giuliana, con la quale è sposato dal 26 agosto del 1955.
Mercoledì, in occasione di San Valentino, la coppia ha incontrato al MeVe – Memoriale Veneto della Grande Guerra di Montebelluna alcuni bambini ai quali ha raccontato i giochi che faceva quando era piccolo.
“Incontrai mia moglie per la prima volta nel 1952 – racconta Zamprogno – e fu subito colpo di fulmine. Prima avevo avuto altre ‘storielle’, ma lei mi aveva colpito perché era una ragazza acqua e sapone. Dopo un po’ di tempo, chiesi alla madre se potevo entrare in casa sua, ma lei mi dissi di rivolgermi al padre che, appena mi vide, si rivolse alla figlia con queste parole: ‘Non hai un’altra persona con cui parlare?’. Da quel momento non entrai più in casa sua fino al matrimonio”.
“Dopo tre anni di sacrifici – continua -, perché ci vedevamo solo fuori dalle nostre abitazioni, ci sposammo nel 1955. Fu di sabato, ma lei partì da casa il venerdì con una piccola valigia con le sue cose. Dopo 4 anni, abbiamo avuto una figlia e abbiamo anche una nipote e una pronipote. Ormai i tempi sono cambiati e spesso un ragazzo e una ragazza vanno a letto appena si conoscono. In questo caso l’amore non c’entra nulla perché, secondo me, si parla solo di piacere”.
“Se dovessi dare un consiglio ai giovani – prosegue -, direi di non guardare solamente al sesso perché prima c’è l’amore, che vuol dire anche semplicemente sentirsi coccolati. In tanti anni di matrimonio non dico che io e mia moglie non abbiamo brontolato, ma dopo pochi minuti abbiamo risolto tutto ed è tornata la pace. Per San Valentino, ogni anno, le regalo un bocciolo di un fiore”.
Il 99enne montebellunese, che guida ancora l’auto, ha cominciato a lavorare a 11 anni, prima a domicilio e poi in fabbrica.
È partito come operaio, è diventato capo reparto e poi dirigente; dopo la pensione ha sempre fatto volontariato e ha seguito per 30 anni i corsi all’Università della Terza Età.
Per sette anni, inoltre, ha incontrato i bambini e i ragazzi delle scuole per mostrare loro come si studiava ai suoi tempi, portando il sussidiario, il pennino e tutto il materiale scolastico che usava da bambino.
Zamprogno è conosciuto a Montebelluna anche per la sua collezione etnografica, donata al Comune, di circa 900 oggetti che riassumono la vita contadina di un tempo e soprattutto l’artigianato calzaturiero.
Lo staff del MeVe ha ringraziato Elisabetta Pozzobon per aver accompagnato ieri gli speciali ospiti e il Museo di Storia Naturale e Archeologia della città per aver condiviso i giochi della collezione dello stesso Zamprogno.
(Foto: MeVe – Memoriale Veneto della Grande Guerra).
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