Le opere nelle chiese di Mansuè e Basalghelle testimoniano la fede viva di comunità che continuano a celebrare visivamente i propri patroni

L’antica Pieve di S. Mansueto a Mansuè

L’antica Pieve di S. Mansueto a Mansuè, citata per la prima volta in un atto del 1188, venne ampliata e provvista di sacrestia nel 1550 da Antonio de Grandis da Motta, pievano ricordato nell’architrave della porta che immette in sacrestia (1536). L’intitolazione a san Mansueto (proto-vescovo di Toul nella Lorena) avvenne presumibilmente nell’XI secolo in seguito all’accostamento del supposto toponimo originario “mansus” a un “nome di santo assonante”, favorito in quel momento dalla propagazione del culto di S. Mansueto da parte di papa Leone IX, che in precedenza era stato vescovo proprio a Toul (P.C. Begotti).

Viaggio nell’Antica Pieve di San Mansueto a Mansuè – video di Luca Vecellio

Dotata di sei altari, l’antica chiesa fu riconsacrata nel 1625 e ampliata una seconda volta su disegno dell’architetto Domenico Rupolo da Caneva (1925), che aggiunse due navate laterali, sostituendo il precedente muro perimetrale con sei monolitiche colonne in marmo rosso di Verona.  Dalla chiesa cinquecentesca provengono il battistero di Iacobo da Venezia (1594), una formella con lo stemma del vescovo di Ceneda Francesco Brevio (ora posta sopra la porta principale) e un fregio in marmo bardiglio di Carrara con decorazioni fitomorfe a intarsio (ora messo in mostra sulla parete sinistra). Il trittico della Madonna in trono con Bambino tra San Pietro e San Paolo (1488) di Andrea Bellunello si trova ora nel duomo di San Vito al Tagliamento, mentre sono state affidate al museo diocesano le quattro portelle seicentesche dell’antico organo e la pala dell’altare maggiore, considerata fra i capolavori di Andrea Vicentino (1599).

Ispirandosi all’immagine di questa pala, Lisa Battistuta ha realizzato nel 2011 sulla facciata il mosaico di San Mansueto, grande opera che s’impone come “immagine brillante, quasi di luce sorgiva, sempre pronta ad accendersi, diversamente pulsando nel corso della giornata e delle stagioni” (R. Costella). Nell’attuale edificio, oltre al grande altare maggiore con artistico tabernacolo assistito da due Angeli marmorei (1754), vi sono gli altari minori dedicati alla Madonna e a S. Antonio di Padova, entrambi dotati di statue lignee laccate di bianco di Valentino Besarel (1887). Il pittore contemporaneo Giuseppe Modolo ha affrescato sulla cupola dell’abside un Redentore con tetramorfo e ai lati dell’arcone l’Assunzione e San Pio X (in atto di distribuire l’ostia, solennemente assistito dalla musica liturgica di santa Cecilia). Numerosi segni ricordano Beato Cosma Spessotto (1923-80), il martire di Mansuè che introdusse pionieristicamente la coltivazione della vite in Salvador.

Attestata per la prima volta nel 1233, la chiesa di S. Giorgio di Basalghelle (con pertinenze sulla chiesa di S. Mauro di Cornarè) venne elevata a parrocchia nel 1524. L’antico edificio, ricostruito in stile neoclassico su progetto di Domenico Rupolo (1924) è stato decorato da Giuseppe Francini da Firenze e affrescato da Antonio Morera da Monferrato con un grandioso San Giorgio stagliato su un cielo azzurro stellato (1924). Sul campanile, “splendido ornamento compiuto nel 1860”, è affissa una targa che ricorda le campane De Poli premiate nel 1869 all’Esposizione di Roma, salvatesi dalle requisizioni austriache assieme alla pregiata Via Crucis in legno dorato di Romano Cremasco da Schio. Dell’edificio medievale rimane il battistero che porta lo stemma del rettore don Marco Maffei (1493-1500), mentre dalla chiesa di S. Mauro proviene l’altare di legno intagliato e dipinto del periodo migliore della produzione dei Ghirlanduzzi.

(Autore: Giuliano Ros).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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