“Donna semplice ma testimone di grandi cambiamenti”: “Nona Catina”, dall’emigrazione in Brasile al boom economico

Quella di “Nona Catina” è una storia semplice, come tante altre. Una storia che narra l’emigrazione di tanto tempo fa in Brasile, tra fatica, dolore, sudore e la speranza di un futuro migliore, lontano da quella fame ormai divenuta insopportabile.

Questa è la storia che Danilo Sanson ha voluto narrare all’interno del volume “Nona Catina – Una tipica storia veneta”, edito da P&B Edizioni, presentato la scorsa domenica 21 gennaio alla Galleria dell’Eremo, nella sede municipale di Rua di Feletto, che ricorda proprio la figura dell’amata nonna.

Nel corso della presentazione, a fare da sfondo al racconto di una vicenda comune a molte famiglie venete è stata la melodia di un gruppo di musicanti, i quali hanno rievocato i brani sulla vicenda di tante famiglie che hanno abbandonato le proprie terre.

Il volume (il cui ricavato sarà devoluto a un’associazione che si occupa di assistenza e cura di persone adulti disabili) ripercorre il periodo dalla miseria della fine dell’Ottocento fino al boom economico del secondo dopoguerra: uno spaccato di storia per ricordare il passato e l’identità di un territorio.

Tutto iniziava con la speranza di un futuro nuovo, con l’imbarco sulla nave, dove il viaggio di andata era gratuito, ma non quello di ritorno: “Una vita avventurosa”, scandita dal ritmo della musica e del rosario recitato.

Una speranza, però, che nascondeva le insidie e le difficoltà che ci sarebbero inevitabilmente stati in quel territorio straniero.

Ne è un esempio la lettera inviata da Bortolo Rosolen al suo padrone a Pieve di Soligo, a cui chiedeva i soldi per poter tornare a casa, dopo aver perso sei dei suoi 11 figli, in soli tre mesi di permanenza in Brasile.

E poi c’erano le insidie protratte dai “fazendeiros”, che tentavano di dividere i nuclei famigliari italiani, partiti in blocco verso il sogno americano. Ma anche i tranelli che si celavano dietro all’acquisto di un territorio, per colpa del quale il rischio era quello di rimanere vincolati una vita a quella terra.

Per questo, la famiglia di “Nona Catina” scelse la formula dell’affitto, che prevedeva il pagamento annuale del lavoro svolto, a seconda della quantità di caffè prodotto.

Poi arrivò il momento di tornare in patria per quella famiglia, nel Coneglianese, ignara dei venti di guerra che c’erano all’orizzonte, poi sfociati nella Grande Guerra. Conflitto che portò via con sé un componente della stessa famiglia.

Nona Catina visse tutto questo: la povertà e i problemi di sussistenza di fine Ottocento, due conflitti mondiali e l’arrivo del boom economico, con la trasformazione dell’economia locale, prima fatta di grandi cucine con numerosi nuclei familiari, e del ruolo della donna, un tempo a servizio nelle case benestanti e poi al lavoro in fabbrica.

Fabbriche che vedevano un viavai di gente, proveniente da ogni parte, a piedi o in bicicletta, ma prive di mense aziendali e servizi per gli operai.

Quella narrata da Sanson è la storia di “una donna semplice, ma testimone di grandi cambiamenti”.

“Nelle loro foto, ingiallite dal tempo, vedevo il dolore, la fatica e il sacrificio per affermarsi in un mondo nuovo, selvaggio e sconosciuto – si legge tra le pagine del libro – Rivedevo la loro vita e le tragedie dell’immigrazione verso quel sogno chiamato ‘Merica'”.

Sanson ha quindi spiegato quella che è stata la sua “voglia di scrivere per non disperdere la memoria del loro passato”. Pagine che ricordano la figura della nonna, che “conosceva parole strane e cantava canzoni sconosciute”, “raccontava di foreste abitate da animali e uccelli variopinti, di serpenti e scimmie dispettose”.

“Mi parlava di un clima sempre mite e di una terra, rossa calda e farinosa”, si legge ancora nella memoria di un autore che, in un viaggio nello Stato di San Paolo, ha trovato “tanti nomi e cognomi che ricordano le nostre famiglie emigrate in Brasile”.

Durante l’incontro la parola è stata data anche al gruppo degli Alè Azzurri, che lo scorso ottobre hanno percorso quasi 1.400 chilometri in Brasile, alla riscoperta dei tanti luoghi dove sono approdati i nostri antenati.

Un libro, quello presentato, che tra le sue pagine ripercorre tanti momenti della storia di un territorio.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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