Un vecchio edificio dimenticato sulla sponda destra del Piave: le imposte chiuse, una croce rossa sbiadita sulla facciata e una bandiera americana, anch’essa pressoché scomparsa. Un edificio che in apparenza indicherebbe una storicità rilevante, tanto che a un passante subito verrebbe da chiedersi se effettivamente corrisponda a un vecchio rifugio, a un ospedale provvisorio, a un deposito di qualche genere.
E invece di storico quella casetta lungo l’argine del Piave con la croce rossa sulla facciata non ha proprio nulla e anzi, rimane lì come semplice residuo di un set cinematografico. La casetta compare in una sequenza del film “Amare per sempre” (In Love and War), nel 1996, con Sandra Bullock e Chris O’Donnell (nei panni di Ernest Hemingway).
La produzione, guidata dal regista Richard Attenborough (celebre anche per la sua parte nel primo Jurassic Park nei panni di Hammond), avrebbe allestito il suo ospedale, dipingendo la bandiera americana su una vecchia casa vicina al letto del Piave e lasciandola lì, sottoponendola così involontariamente alla libera interpretazione di chi ci passa a fianco.
Hemingway, che a quel tempo faceva l’ambulanziere, si definiva un “ragazzo del basso Piave” e non era mai stato a Nervesa, ma a quanto pare la location si prestava al copione per la pellicola. Il celebre scrittore venne invece ferito a Fossalta di Piave, all’altezza di un’ansa che oggi viene chiamata “Buso Burato”.
Oggi vedendo una bandiera americana e un’American Red Cross sulla facciata è davvero difficile non legare quel sito al contributo militare (e in questo caso medico) degli statunitensi sul Piave nel 1918: un falso storico che crea interesse, ma che porta un po’ fuori strada.
Nel 2012 nuovo film su Hemingway girato a Nervesa
Le esigenze di regia avrebbero portato anche la troupe di “My name is Ernest – Hemingway e l’Italia” a girare nel 2012 nei dintorni di Casa De Faveri, una casa colonica situata più in alto, in cima al costone del Montello. È vero che Casa de Faveri (oggi all’interno della proprietà privata di una cantina) ebbe una certa rilevanza durante le battaglie del Piave, ma affiancata ad Hemingway risulta anch’essa poco attinente alla storia.
La (vera) storia delle battaglie del Montello
Ben descritti nel sito dell’Associazione Battaglia del Solstizio, gli eventi avvenuti in quest’area intrigano comunque il lettore curioso: per esempio, il mattino del 15 giugno 1918, coperti da una fitta nebbia artificiale, giovanissimi soldati rumeni, cecoslovacchi, bosniaci e serbo-croati attraversarono il Piave e penetrarono nell’argine, cogliendo di sorpresa la linea difensiva italiana sul Montello e raggiungendo in poche ore il centro abitato di Nervesa.
I tedeschi arrivarono anche Giavera, dove tuttavia si fermarono per rispondere a un altro bisogno ben più impellente rispetto a quello di vincere una battaglia: avevano fame. L’area in quella zona brulica inoltre di bunker e trinceramenti, che abbiamo già visitato in un servizio specifico con Enrico Tirindelli. Si potrebbe dire, quindi, che il Montello avrebbe ancora molte tante storie affascinanti da raccontare, anche senza inserirvi “l’elemento Hemingway”.
Il cinema come opportunità di sviluppo turistico (nel rispetto della storia)
Più il nostro territorio riesce a diventare attrattivo dal punto di vista turistico più è conveniente avere dei siti curati dal punto di vista storiografico, con il rispetto per la storia e per chi l’ha fatta. Eppure, anche la storia cinematografica di quest’area potrebbe diventare un filone da seguire per la promozione turistica, anche a costo di ammettere qualche adattamento forzato alla sceneggiatura.
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