“Noi custodi di memoria e cittadini attivi”: parola ai giovani sulla Shoah

Salvatore Segrè, Ruth Schlesinger, Elena Guttmann e Ruggero Polacco furono deportati nei campi di concentramento nazisti in seguito al rastrellamento del ’44 avvenuto nell’allora ospedale psichiatrico di Sant’Artemio. I loro nomi sono incisi sulle quattro pietre d’inciampo posizionate all’interno del parco di Sant’Artemio come invito a fare memoria perenne delle loro storie e così dei sei milioni di ebrei vittime dell’Olocausto.

Ilenia Annunziata – video di Rossana Santolin

In occasione della Giornata della Memoria la sede della provincia di Treviso stamani, sabato, ha ospitato una lunga cerimonia, che ha visto la partecipazione di 120 studentesse e studenti del Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso e dei rappresentanti della Consulta provinciale che di fronte a quei nomi scolpiti sull’ottone si sono interrogati sul significato della Shoah.

Gli studenti e le studentesse del Duca degli Abruzzi con il sindaco Mario Conte e il presidente della provincia di Treviso Stefano Marcon

Dalle loro testimonianze emerge una nuova generazione che desidera farsi custode attiva della memoria, che sente la responsabilità di conoscere la storia per incidere attivamente sul presente, un presente complesso di cui i giovani non vogliono essere testimoni passivi.

Ilenia Annunziata della 5AU del Liceo Duca degli Abruzzi (indirizzo Scienze Umane) è fra questi. Per Ilenia ricordare significa “non rifare gli stessi errori” e rappresenta un esercizio quotidiano da nutrire con l’esperienza. “Quest’anno faremo un viaggio d’istruzione che si chiama ‘Treno della memoria’ – racconta – Ci recheremo a Berlino e a Cracovia per visitare i campi di concentramento e per vedere con i nostri occhi le testimonianze di ciò che è successo, per sentire quel passato vicino a noi. Patiremo a febbraio, farà freddo e viaggeremo in pullman per quindici ore: sarà un modo per renderci conto di cosa volesse dire avere tutte quelle ore di viaggio addosso”.

Mattia Baldissin – video di Rossana Santolin

“La memoria per me è fondamentale per proseguire sulla strada del miglioramento della società e del progresso: non possiamo permetterci di continuare a progredire dimenticando la nostra storia e come siamo arrivati ad essere ciò che siamo ora – spiega Mattia Baldissin, studente dell’Istituto Canossiano Madonna del Grappa di Treviso augurandosi che a scuola si faccia di più per ricordare l’Olocausto – La Shoah in alcune scuole è una tema dimenticato a cui non si dedicano abbastanza attività. Sento che spesso viene normalizzato se non tralasciato, facendo del Giorno della Memoria un giorno come un altro. Ma questo è sbagliato: se non diamo valore al passato non diamo valore a noi stessi. Ben vengano le iniziative come quella che si è svolta oggi in sede provinciale, e faccio i miei complimenti al Duca degli Abruzzi per la partecipazione, ma non nascondo che avrei voluto vedere l’adesione di molte più scuole”.

Mattia Baldissin

Anche Ines Vian, come Ilenia, studia all’indirizzo di Scienze Umane al Duca degli Abruzzi. “La Shoah ricorda a noi giovani di non vivere passivamente quello che ci succede ogni giorno. Noi abbiamo il dovere di adottare una visione critica sulla realtà ed essere dei cittadini attivi”.

Ines Vian – video di Rossana Santolin

Anche per Valentina Tomaello riflettere sulla Shoah fa il paio con lo sviluppo di una coscienza critica, significa essere consapevoli che la vita altrui, anche a chilometri di distanza, ci riguarda. “Abbiamo degli esempi pratici vicino a noi con l’Ucraina e uno più distante con Israele: sono fatti che viviamo indirettamente ma che ci ricordano quanto poco abbiamo imparato dalla storia tanto che stiamo ripetendo gli stessi errori. Di fronte a questi eventi siamo tutti quanti colpevoli: i singoli cittadini ma anche le grandi potenze si girano dall’altra parte per i propri interessi”.

Valentina Tomaello

Le parole di Ines e Valentina rimandano subito a grandi pensatori del Novecento e testimoni di quel tempo come Hannah Arendt e Theodor Adorno che Cecilia Togniolo, in quinta al Duca degli Abruzzi, ha studiato a scuola.

Cecilia Togniolo – video di Rossana Santolin

“Adorno, esponente della scuola di Francoforte, riteneva che dopo Auschwitz non fosse più possibile fare poesia – commenta Cecilia che stamani alla cerimonia ha letto un brano di Ivan Jablonka tratto “Storia dei nonni che non ho avuto” – A ridosso di quel che accade nel mondo penso che Shoah non significhi solo ricordare, ma anche prendere coscienza che ciò che è accaduto nel passato possa riaccadere. Dobbiamo prenderci a cuore quella pagina di storia e ricordare tutte quelle persone che per l’ideologia nazifascista furono costrette ai campi di sterminio”.

Parlare di Shoah solo in classe non basta per Benedetta Scattolin, studentessa di 5AU del Liceo Duca degli Abruzzi. Per lei è importante uscire dalle classi ed immergersi nei luoghi che raccontano di una storia che sembra sempre essere avvenuta “altrove” ma che chiama tutti quanti ad essere tanto studiosi del passato quanto protagonisti del presente.  

Benedetta Scattolin

“Solo così si comprende come eventi che possono sembrarci lontani nel tempo e nello spazio abbiano toccato il nostro territorio da vicino, segnando la storia di molte famiglie. Non c’è niente che non ci debba interessare, che accada vicino a noi o dall’altra parte del mondo: tutto ha degli effetti sulla nostra vita e se non siamo disposti a batterci per qualcun altro nessuno poi sarà disposto a farlo per noi nel momento del bisogno”.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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