Eccidio del Melogno, i resti di 17 alpini riposano nel cimitero di Ceneda. Bastanzetti: “Nessuno oggi li ricorda”

Oggi, 27 novembre 2019, ricorre il 75esimo anniversario dell’eccidio del Melogno sul colle Tortagna. Una data particolarmente sentita in Liguria e nel savonese.

Al termine di uno scontro violentissimo con una brigata partigiana, i 17 artiglieri alpini superstiti, disarmati e dichiarati prigionieri di guerra, furono rinchiusi in una cantina e giustiziati al forte Tortagna.

Un ricordo sottolineato per l’associazione Storia ambiente e cultura (Sac) da Michele Bastanzetti  

“Purtroppo – afferma Bastanzetti – né da sindaco né dall’Ana e né dall’ Isrev di Vittorio Veneto, successivamente informata, ho ricevuto alcuna risposta. E nulla è stato detto o fatto per ricordare l’eccidio. I 17 alpini uccisi dai partigiani e che riposano nel cimitero di Ceneda, oltreché di Vittorio (2) erano di Telgate, Cornuda (3), Conegliano (2), Follina (2), Belluno, Colle Umberto, Montebelluna, Conegliano, Bavaria, Cavarzere Falcade, Quinto”.

Questa la rilettura storica proposta da Bastanzetti: “ Il 27 novembre Cade il 75° dell’ eccidio del colle Melogno (Savona) in cui 17 giovanissimi Alpini del Btg Cadore, quasi tutti delle nostre terre, vennero barbaramente trucidati al forte Tortagna dai partigiani della 5° Brigata Garibaldina di cui eran prigionieri di guerra. Alpini che mai si macchiarono di atti infamanti e che assolsero all’obbligo di leva con disciplina valore dignità.

Tra di loro i nostri concittadini Gino De Biasi e lo Sten. Medico Mario Da Re la cui Medaglia d’Oro al V.M. ingiustamente è esclusa dal Labaro Sezionale Ana. I poveri resti di quei 17 riposano nel cimitero di Ceneda dove vennero solennemente inumati il 7 novembre 1958″ (nella foto sotto).

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“Nel dopoguerra – prosegue Bastanzetti – fitta e preziosa è stata la bibliografia, in primis a cura dell’ Isrev, per raccontare la lotta partigiana ed in zona ci sono diverse lapidi che ne ricordano i martiri; altre se ne vorrebbero dedicare. Assai scarna è invece la storiografia sul sangue dei vinti, su coloro che dopo l’8 settembre ’43 si trovavano dalla parte sbagliata.

Credo sarebbe il momento di dedicare una lapide, almeno una, indistintamente a tutti i caduti cittadini della fratricida guerra che seguì all’ 8 Settembre 1943, compresi dunque anche quelli attribuiti, talora semplificando, all’ “altra parte”.

Questo non per equiparare moralmente una parte dei combattenti all’ altra ma per misericordia e per dare onesto risalto ad ogni evento utile a riflettere sulle tragedie che hanno accomunato la nostra gente lungo il percorso verso la Unità della Nazione, la Libertà, la Democrazia”.

(Fonte: redazione Qdpnews.it).
(Foto: Michele Bastanzetti).
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