Le crocerossine Astuto, in prima linea nella Grande Guerra: tre grandi donne al fronte dopo una vita agiata


“Grande Guerra, le crocerossine Astuto in prima linea”
 è il titolo di uno degli appuntamenti della rassegna “Incontri culturali” del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche che si è svolto ieri mercoledì nella Biblioteca civica di Ceneda con l’autore Alessandro Gradenigo e Lorenzo Cadeddu. Protagoniste della storia Mercedes, Dolores e Adriana Astuto, figlie dell’ammiraglio Giuseppe, appartenente a una nobile famiglia siciliana di Noto (Siracusa). Una storia raccontata nel libro di Alessandro Gradenigo “Le crocerossine Astuto, in prima linea nella Grande Guerra”

Dagli agi di una vita nella società romana della Belle Epoque agli orrori della Grande Guerra, MercedesDolores e Adriana Astuto vennero inviate negli stessi treni ospedali, ambulanze chirurgiche e ospedaletti a ridosso delle prime linee, sull’Altopiano di Asiago, a Vicenza, a Schio, sul Carso e a Roncade.

Attraverso il diario di Mercedes, quello inedito di Dolores e le numerose fotografie di casa Astuto, grazie al libro di ricerca di Gradenigo, si può rivivere la quotidianità di una parte ancora poco esplorata della nostra storia.

Le crocerossine Astuto, in prima linea nella Grande Guerra

Mercedes, Dolores e Adriana Astuto erano tre sorelle molto unite originarie di Noto che risiedevano con la famiglia a Roma, a pochi passi da Villa Borghese. Una piccola nobiltà siciliana con il padre Giuseppe salito di grado nella Marina fino a diventare Ammiraglio, per poi andare in pensione, lanciarsi nel business ed entrare nella direzione della Croce Rossa. La madre proveniva da una famiglia nobile napoletana, originaria delle Fiandre.

La vita delle tre sorelle, prima dello scoppio della Grande Guerra, era agiata, tipica dell’era della Belle Epoque, e godevano di grande libertà: giocavano a tennis, caccia alla volpe e hockey su prato. La duchessa si fece costruire anche un campo da tennis nella reggia di proprietà. Il padre, una volta in pensione, fece partire una localizzazione a Santa Marinella: una villetta con torretta per l’elioterapia. La domenica la famiglia andava ai concerti dell’Adriano e a mangiare tutti insieme nel grande appartamento con vista a Villa Borghese.

Spinte dal padre, nel 1915, si iscrivono ai primi corsi della Croce Rossa e, con lo scoppio della Grande Guerra, vengono subito impiegate nei treni ospedali, in particolare le tre sorelle operavano nel 14°: raccoglievano i feriti dal fronte a Cividale del Friuli e li portavano nei vari ospedali al sicuro, arrivando anche fino a Napoli. Furono, in totale, 800 mila i feriti trasportati in 4.500 viaggi.

Nel 1916 vennero mandate nel Vicentino, a Schio, dove erano presenti una grande concentrazione di ospedali da campo (tende con sala operatoria e sale di degenza) e ambulanze chirurgiche (serie di camion che smontavano sul posto gli ospedali da campo con anche la radiologia e la radiostereometria per la ricerca dei frammenti di pallottole). Le tre sorelle vennero assegnate alla sesta ambulanza chirurgica a Villa Miari, oggi polo di Fisioterapia dell’Università di Padova: Mercedes era nel teatro (feriti cranici in delirio), Dolores nella chiesa e Adriana nella veranda.

Si spostano poi a Scodovacca, ritornano a Vicenza nell’Ospedale del Seminario, sull’Altopiano di Asiago a Mezzavia e infine vicino al Carso a Vermignano.

Le tre sorelle avevano dei piccoli momenti di svago in cui facevano una passeggiata fino al piccolo cimitero e dicevano una preghiera per i Caduti in guerra. Inoltre erano solite tenere un diario personale in cui trascrivevano quello che facevano durante il giorno, i loro pensieri e le sensazioni del momento. In particolare, Dolores aveva un Block notes in cui appuntava, in maniera telegrafica, le sue giornate (messa alle ore 5, visita ai feriti, si mangia, si torna in corsia) mentre la sorella Mercedes ha scritto un diario più completato e integrato, in prosa. Quello che si può intuire leggendo questi diari è la grande importanza per le giovani donne della messa mattutina: se non veniva celebrata era una grossa mancanza.

Un altro appuntamento giornaliero era la visione della posta inviata dalla famiglia: lettere e cartoline arrivavano ogni giorno al fronte. In particolare, alle tre sorelle arrivava la cartolina tipo: nella prima parte la madre raccontava quello che faceva durante il giorno, poi era il turno della sorella Adriana (a volte assente durante le spedizioni) e infine il padre scriveva le ultime notizie di geopolitica.

Nel diario di Dolores è descritto anche l’incontro con il suo futuro marito, Ugo Dal Fiume. Con la rotta di Caporetto, le tre sorelle ricevettero l’ordine di lasciare Vermignano e il 27 ottobre partirono per Roma, dove vennero subito impiegate in un ospedale e poi in una sesta ambulanza vicino al fronte di Roncade. È proprio qui che Dolores incontra Ugo, un ufficiale medico che lavorava in ospedale. Fu un episodio, in particolare, a rompere il ghiaccio tra i due: Ugo, mentre mangiava la sua minestra, per darsi un tono con Dolores portava una lente monocolo nell’occhio, chiamata in gergo “caramella”. Un sorriso però gli fece cadere la lente nel piatto proprio mentre Dolores lo guardava: da qual momento le barriere create svanirono e i due iniziarono a conoscersi.

Questi documenti, raccolti anche nel libro di Gradenigo, ci fanno riflettere su un particolare non di poco conto: furono 8.500 le crocerossine che operarono sul fronte, ma in Italia non si trova una piazza, via o giardino intitolata a loro, dedicata al loro grande lavoro e sacrificio durante la Grande Guerra.

(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata)
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