La Diocesi: “Cinque comunità a un solo parroco? Accadrà sempre più spesso. E’ cambiato il modo di essere parrocchia”

Non c’è affatto da stupirsi se – come accaduto nelle ultime settimane anche nella diocesi vittoriese – un vescovo affiderà a un solo parroco la responsabilità di più parrocchie, anche cinque se necessario come toccato a don Luigino Zago, che presto diventerà parroco di Pieve di Soligo, Solighetto, Barbisano, Refrontolo e Collalto: cinque parrocchie appartenenti a ben tre Comuni diversi.

Ad affermarlo, nel numero del settimanale diocesano di Vittorio Veneto “L’Azione” che porta la data odierna, è il direttore don Alessio Magoga nel suo editoriale dal titolo “Verso una chiesa diversa”: ““Valzer di parroci”. Più o meno così titolano, ogni anno, i giornali che riportano la notizia degli spostamenti dei preti in una diocesi: a Vittorio Veneto come in qualsiasi altra” premette il direttore, secondo il quale tali provvedimenti non sono da banalizzare ma anzi rappresentano un passaggio molto serio: “Decidere l’avvicendamento di un prete e il conseguente spostamento da una comunità ad un’altra non è una scelta che si prende a cuor leggero. Ogni decisione, in questo ambito, è frutto di un percorso delicato e complesso, che tocca la vita delle persone e delle comunità. Sono in gioco effetti e conseguenze che riguardano la vita del prete, certo, ma anche la vita delle parrocchie che sono coinvolte e, più complessivamente, la vita dell’intera diocesi”.

“A queste considerazioni, che valgono più o meno ad ogni latitudine e in ogni tempo, se ne aggiungono altre – prosegue don Magoga – legate ai tempi che stiamo vivendo ed al momento che attualmente la Chiesa (e anche la nostra diocesi) sta attraversando. Il calo numerico dei preti e l’innalzamento della loro età media (nella diocesi di Vittorio Veneto come in tutto il nord Italia, e non solo) stanno imponendo, come si è visto e come si vedrà nel prossimo futuro, delle modifiche profonde all’assetto delle nostre parrocchie. È sempre più evidente che quel modo di pensare la presenza della Chiesa che ha caratterizzato per tanto tempo i nostri territori (“un parroco per una parrocchia!”) è ormai destinato definitivamente a cedere il passo a qualcosa di diverso. È un processo avviato da diversi anni, ma ora è sempre più lampante: sempre più spesso ad un unico presbitero – a volte coadiuvato da qualche altro prete, presente però non a tempo pieno – saranno affidate più parrocchie, magari anche quelle di un’intera Unità pastorale (che spesso coincide con l’estensione di un Comune). Così, come si leggeva in qualche titolo di giornale, accadrà sempre più spesso che “ad un prete saranno affidate cinque parrocchie””.

Secondo don Magoga si tratta di “un passaggio oneroso e difficile, che richiede e richiederà dei tagli: un prete, seppur sostenuto da qualche altro confratello magari più anziano o con altri incarichi a livello diocesano, non potrà fare quello che prima facevano cinque parroci! Sarà necessario quindi ridurre, tagliare”. Andrà evitato, si legge nell’editoriale, “che questo processo di riduzione sia affidato a decisioni estemporanee o, peggio, all’urgenza e all’estro del momento”.

Un altro aspetto “che non è solo urgente, ma ormai improrogabile – sostiene il direttore de L’Azione – è il coinvolgimento dei laici nella gestione ordinaria della vita di una comunità. Lo si può fare attraverso l’avvio e il consolidamento più convinto della “ministerialità laicale”. Ma anche attraverso una cordiale e mutua vicinanza tra il parroco, i consacrati e i laici più direttamente coinvolti nella vita delle comunità cristiane. Diventa sempre più evidente che non è possibile camminare da soli, facendo conto solo delle proprie capacità: abbiamo bisogno gli uni degli altri, non solo a parole, ma proprio nei fatti, nella realtà. Certo, cambia la fisionomia della Chiesa locale. Cambia – anzi è già cambiato – il modo di essere parrocchia“.

Tutto questo, conclude don Magoga, “può generare un certo disorientamento in tutti: nei laici, nei consacrati, nei preti… È comprensibile. E magari si avverte anche un senso di nostalgia per quello che è stato ed ora non c’è (e non ci sarà) più. Tuttavia, con un po’ di coraggio, un po’ di fiducia nei confronti di chi ha il compito di guida, soprattutto un po’ di fede nell’azione dello Spirito che accompagna anche oggi la Chiesa, si può attraversare anche questa delicata e complessa fase storica”.

(Foto: Freepik).
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