L’ex marito, uno dei suoi amanti e l’ex coinquilina di Patrizia Armellin. Questi i testimoni sentiti nel corso della nuova udienza del processo che vede imputate di omicidio volontario premeditato la 55enne vittoriese e l’amica Angelica Cormaci, 25 anni.
Le due donne, difese dagli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, sono accusate di avere ucciso il 57enne Paolo Vaj la notte del 18 luglio 2019 nella sua casa di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto.
Venerdì davanti alla Corte d’assise è comparso l’ex marito di Patrizia, un 50enne di Senigallia che la donna aveva conosciuto sul videogioco “Second Life”.
Rispondendo alle domande del pubblico ministero Davide Romanelli, l’uomo ha raccontato del rapporto con l’imputata che, dopo un periodo tranquillo, sarebbe cambiata: “Era diventata fredda con me. Non si occupava della casa e vivevamo in condizioni igieniche precarie perché lei faceva la dog sitter ma dei cani non si occupava”.
Una situazione che sarebbe degenerata (anche per i problemi psicologici dell’Armellin che all’epoca era in cura al centro di igiene mentale), al punto che i due avrebbero deciso di vivere da separati in casa: “Lei è diventata aggressiva, voleva farmi firmare un documento in cui mi impegnavo a darle un terzo del mio stipendio come mantenimento e un assegno di 10 mila euro come garanzia di questi pagamenti. Io quei soldi glieli avrei dati lo stesso”.
Richieste che sarebbero diventate minacce, per le quali la 57enne è anche accusata di estorsione nell’ambito di un’altra indagine.
Soprattutto quando in casa con loro si era trasferita Tatiana, una badante rimasta senza lavoro che Patrizia aveva conosciuto sempre su Second Life. “Un giorno entrambe mi hanno minacciato, dicendomi che se non avessi firmato quel documento mi avrebbero buttato giù dalle scale e che nessuno avrebbe scoperto che erano state loro perché io ero depresso” ha spiegato il teste.
Sono stati poi sentiti l’amica e un altro uomo, conosciuto su Badoo, con il quale Armellin aveva avuto una relazione.
Tutti e tre i testimoni hanno raccontato di come lei avesse descritto Vaj come un violento: “Diceva che la picchiava e che un giorno l’aveva ferita con una pistola a una spalla”. L’amica ha però aggiunto: “Paolo io l’ho conosciuto ed è vero che beveva, ma non l’ho mai visto diventare violento”.
Un intreccio di relazioni, quello emerso nel corso dell’udienza, che Patrizia sembrerebbe avere replicato con la Cormaci, conosciuta nel gioco di ruolo e accolta a vivere nella casa di Vittorio Veneto. Instaurando con lei un rapporto ai limiti del morboso, nel quale si consideravano madre e figlia.
Tanto che, a poche ore dal delitto, Angelica ha confessato ai carabinieri: “L’ho fatto per Mamy” spiegando di aver ucciso Vaj per proteggerla.
A testimoniare è stato chiamato venerdì anche l’ingegner Nicola Chemello, il perito nominato dalla Procura che ha estrapolato dai telefoni delle due imputate i messaggi che sono costati loro la contestazione dell’aggravante della premeditazione.
Il perito non è riuscito ad analizzare due dispositivi per la presenza di un pin, ma ha ricavato dagli altri alcune chat nelle quali le due, poco prima del delitto, si sarebbero scritte: “Quello lo voglio morto”. I messaggi saranno analizzati nel corso di una nuova udienza. Si torna in aula il 15 ottobre.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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