Quando la terra tremò nel Cansiglio: 86 anni fa la potente scossa che causò 19 morti e danni dall’Alpago a San Vito al Tagliamento

Pietro Caloi (1907-1978), uno dei più grandi sismologi italiani, divenuto noto al pubblico per la sua controversa consulenza sulla vicenda del Vajont, nell’ottobre del 1936 era assistente all’Istituto Geofisico di Trieste; la notte del 18 ottobre, alle 4.10 ora locale fu svegliato, come tutti i triestini, da una forte scossa di terremoto.

Mezz’ora dopo la scossa – scrisse -, valendomi dei sismogrammi […] potevo constatare che il terremoto aveva avuto origine a 115 km da Trieste […] ai giornalisti accorsi potevo quindi annunciare che i luoghi più colpiti dovevano trovarsi tra Aviano e Belluno […]”.

Un rapido sopralluogo nell’area epicentrale gli permise di verificare l’area di maggior danneggiamento nella zona dell’Alpago, in prossimità del lago di Santa Croce, nell’area di confine fra le province di Belluno e Pordenone, in particolare a Puos d’Alpago e Cornei, oltre che più a sud nelle località di Caneva, Stevenà e Fiaschetti.

La principale scossa si verificò poche ore prima dell’alba, alle 4.10 del mattino, con epicentro sull’altopiano del Cansiglio, tra gli abitati di Fiaschetti, Stevenà e Villa di Villa. Il sisma venne preceduto qualche ora prima da una piccola scossa precorritrice.

Il terremoto ebbe una magnitudo relativamente moderata (5.9 sulla scala Richter), ma ebbe effetti gravi classificati al IX grado (Violento) della scala Mercalli.

Il Cansiglio è un altopiano agricolo, dove gli edifici dell’epoca erano per lo più realizzati in materiali poveri e con tecniche costruttive tradizionali: per tale motivo i paesi vicini all’epicentro subirono ingenti danni, con la maggior parte degli edifici distrutti o resi inabitabili.

Il terremoto fu avvertito in tutta l’Italia settentrionale, oltre che in Slovenia, Austria e Svizzera. Alcune fonti riportano l’assenza di vittime, mentre altre registrarono 19 morti. Le vittime furono particolarmente nelle frazioni di Caneva: sette a Fiaschetti (due adulti e cinque minori, tutti dello stesso nucleo familiare) e otto a Stevenà (due nuclei familiari conviventi nella stessa casa). Una vittima si ebbe rispettivamente a Coltura, Fontaniva e San Giovanni (frazioni di Polcenigo), e a Conegliano.

L’ipocentro fu stimato alla profondità di 15-18 km, molto inferiore rispetto alla media di 37-51 km dell’attività sismica tipica della zona.

La regione settentrionale del Cansiglio subì anch’essa gravi danni: il 50-70% degli edifici di Puos d’Alpago e Cornei ebbero gravissimi danni e divennero inagibili.

Il sisma causò danni a Sacile (dove venne lesionata la Torre dei Mori, poi abbattuta) e a Polcenigo (chiesa e campanile di San Floriano), oltre che a Vittorio Veneto e nelle valli del Livenza e del Meschio, con molte abitazioni danneggiate. Belluno, Conegliano e San Vito al Tagliamento, insieme ad altre 40 Comuni più piccoli, registrarono alcuni danni e il crollo di pochi edifici. Nelle città di Bolzano e Venezia si verificarono crolli di intonaco e camini.

Ceneda, frazione di Vittorio Veneto, fu duramente colpita con quattro edifici collassati, 40 in condizioni critiche e oltre 300 con necessità di restauro. Il seminario subì danni talmente gravi che dovette essere parzialmente demolito; altri gravi danni riguardarono molti edifici pubblici, come la cattedrale, la stazione dei Carabinieri, l’Ufficio delle entrate e il municipio. L’ammontare dei danni fu stimato in 4 milioni di lire dell’epoca.

Storicamente l’Alpago – Cansiglio, secondo l’INGV, istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è stato interessato da diversi terremoti di energia moderata, che comunque hanno prodotto danni, per quanto leggeri, e da almeno tre eventi decisamente importanti: il terremoto pordenonese del 25 ottobre 1812 (magnitudo 5,6) che interessò principalmente la pianura, ma produsse qualche danno anche nella zona dell’Alpago e il grande terremoto del 29 giugno 1873 (6,3), che produsse danni gravissimi nell’area, danneggiando seriamente anche Belluno, causando 80 morti e 83 feriti.

Nei giorni successivi si verificarono frequenti scosse di assestamento, di cui l’ultima avvenuta nel mese di marzo del 1937.

(Foto: INGV – Giuseppe Andreotti).
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