Fiaccolata per Paolo Borsellino a 31 anni dalla morte. Razzolini: “L’impegno nel ricordo resti immutato”

Fiaccolata per Paolo Borsellino a 31 anni dalla morte
Fiaccolata per Paolo Borsellino a 31 anni dalla morte

Ancora una volta la città di Palermo ha voluto onorare la memoria del magistrato Paolo Borsellino, morto 31 anni fa nel tragico attentato mafioso di via D’Amelio insieme agli agenti della sua scorta.

Il Consiglio Regionale del Veneto è stato rappresentato in Sicilia dal consigliere valdobbiadenese Tommaso Razzolini del gruppo consiliare Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni. La fiaccolata è stata promossa dal comitato “Comunità ’92” e dal coordinamento “Forum XIX luglio“.

“A 31 anni da questa tragica pagina della nostra storia – commenta Razzolini (a destra nella foto sopra) -, l’impegno nel ricordo deve restare immutato. Preservarne la memoria significa anche combattere la mafia, puntando lo sguardo al futuro con speranza e riscatto nel segno della giustizia”.

“Per questo – conclude – rappresentare anche quest’anno il Consiglio Regionale del Veneto, grazie alla delega del presidente Roberto Ciambetti, è per me un onore e una grande responsabilità, che testimonia vicinanza e adesione all’encomiabile iniziativa commemorativa promossa dal comitato ‘Comunità 92’ e dal coordinamento ‘Forum XIX luglio'”.

Il commento della premier Meloni

La presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha partecipato alla commemorazione alla Caserma Lungaro di Palermo. Dopo un saluto con il capo della Polizia Vittorio Pisani, la premier ha avuto un incontro e un colloquio con Manfredi Borsellino, poliziotto e figlio del giudice Paolo.

In seguito, ha deposto una corona d’alloro per i Caduti nelle stragi di mafia, fermandosi per un colloquio con i familiari prima di spostarsi al cimitero di Santa Maria di Gesù per rendere omaggio alla tomba della famiglia Borsellino.

Meloni ha risposto in questo modo ad alcuni attacchi arrivati nelle ultime ore: “Quello che ho letto ieri su alcuni quotidiani mi ha molto colpita, una polemica inventata sul fatto che io avrei scelto di non partecipare alla tradizionale fiaccolata per paura di contestazioni per ragioni di ordine pubblico: è una notizia inventata. Ma soprattutto, chi dovrebbe contestarmi esattamente? Perché la mafia mi può contestare, quello sì. Se qualcuno vuole venire a contestare sono i mafiosi, e non ne dubito. Io non sono mai scappata in tutta la mia vita“.

L’attentato di via D’Amelio

Era il pomeriggio del 19 luglio 1992 quando il giudice Paolo Borsellino si recò in via Mariano D’Amelio, una strada stretta e senza uscita di Palermo dove abitava la madre, insieme a cinque agenti della scorta: Agostino CatalanoEmanuela LoiVincenzo Li MuliWalter Cosina e Claudio Traina.

Cinquanta chili di tritolo erano stati nascosti in una vecchia Fiat 126 rubata e parcheggiata nei pressi dell’abitazione.

Il magistrato arrivò e, come faceva spesso, scese dall’auto davanti al portone insieme ai suoi uomini. In quel momento, alle ore 16.58, venne azionato a distanza l’esplosivo.

Borsellino venne ucciso perché voleva indagare sul dossier mafia-appalti che, come scrive il noto giornalista Piero Sansonetti, è probabilmente l’atto di accusa più documentato e clamoroso di sempre sui rapporti tra “economia mafiosa” ed “economia legale”.

Il nome di Borsellino, insieme a quello di Giovanni Falcone, è un simbolo di impegno per la giustizia e per la legalità, un esempio al quale le nuove generazioni dovrebbero ispirarsi per costruire una società migliore.

(Foto: per concessione di Tommaso Razzolini).
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