Resta in carcere Sergio Papa (nella foto sotto), il 35enne accusato dell’omicidio di Loris Nicolasi e Annamaria Niola, i coniugi trovati morti nella loro abitazione di Rolle lo scorso primo marzo. È la decisione confermata ieri pomeriggio dal giudice per le indagini preliminari, alla luce del quadro degli elementi raccolti finora. Prove che inchioderebbero Papa e aggraverebbero giorno dopo giorno la sua posizione. In primis ci sono gli indizi raccolti sulla scena del delitto: elementi consistenti, condivisi con il magistrato Davide Romanelli.
A svolgere un ruolo chiave nell’indagine, le testimonianze rese non solo dalla famiglia, ma anche dai vicini, come hanno spiegato gli inquirenti questa mattina (sulla pagina Facebook di Qdpnews.it la diretta della conferenza stampa). Testimonianze rilasciate anche in maniera spontanea: piccoli indizi, che alla luce di quanto successo, assumono un significato diverso e messi insieme ad altri, hanno permesso di muovere le prime ipotesi.
A carico di Papa pesano inoltre le intercettazioni dei genitori a Refrontolo. Tra la madre e il padre emerge un atteggiamento di protezione verso il figlio, indicato nella zona come possibile responsabile di quell’orribile delitto, consumatosi ad appena una manciata di chilometri. Dichiarazioni che non coincidono con quanto affermato di fronte agli inquirenti, una volta convocati come persone informate dei fatti.
L’unico a non presentarsi è proprio Sergio, che da quel momento scompare. Si fa vedere a Refrontolo, la sera del 4 marzo, quando si reca al seggio per votare. Il suo cellulare, quello che abitualmente usa, è spento. Si accende solo il giorno 8 marzo, per mandare un messaggio alla mamma in occasione della festa della donna. Un gesto di gentilezza che è allo stesso tempo si è rivelato un passo falso: il messaggio consente infatti di localizzarlo, nella zona di Mestre.
Da qui l’arresto, nella zona della stazione mestrina, mentre scendeva da un treno in arrivo da Padova. Nelle tasche ha scontrini fiscali e biglietti ferroviari che documentano i suoi viaggi non solo fuori Treviso, ma anche fuori regione, verso Monfalcone, Latisana e Noventa di Piave. Per le forze dell’ordine, il pericolo di fuga è più che concreto. L’indagine, a 13 giorni dal delitto, si trova secondo gli inquirenti al primissimo step.
Rimangono ancora delle questioni irrisolte: manca l’arma del delitto e rimane ancora aperta la questione sul possibile legame con una Panda rubata a San Pietro di Feletto e data alle fiamme. Un eventuale tentativo di depistaggio per cancellare le proprie tracce? Continuano le indagini e Sergio Papa, nel carcere di Santa Bona a Treviso dove si trova attualmente rinchiuso, continua a dichiarare la propria innocenza.
(Fonte: Giada Fornasier © Qdpnews.it).
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