Cento candeline per Safe. Il figlio: “Quando mamma e papà salvarono i soldati italiani in Albania”

Un compleanno può essere l’occasione per riscoprire una storia: è quanto avvenuto in occasione dei 100 anni della signora Safe Allushaj, originaria dell’Albania e da 23 anni in Italia, oggi residente a Conegliano.

Il sindaco della città Fabio Chies, come di consueto, si è recato dalla signora, per portarle gli auguri da parte dell’amministrazione comunale e festeggiarla assieme alla sua famiglia. In quel frangente, i parenti hanno colto l’occasione per raccontare al primo cittadino una storia che negli anni non hanno mai scordato.

La signora Safe e il marito, così come tanti altri concittadini di un paesino tra le montagne dell’Albania, durante la seconda Guerra mondiale nascosero e aiutarono diversi soldati italiani affinché si salvassero dalla furia dei nazisti.

“Mia madre e mio padre, così come tanti altri della popolazione, all’epoca nascosero i soldati italiani nelle grotte e tra le montagne – racconta il figlio della signora, in Italia da 25 anni -. La mamma ha sempre raccontato che la cosa più bella fu quella di essere stata dalla parte degli italiani. A distanza di anni e considerata l’età che ha raggiunto, posso dire che la vita di montagna l’ha aiutata”.

“Dal racconto dei miei genitori, all’epoca ci furono dei momenti davvero toccanti: mio padre raccontava sempre la storia di un barbiere dell’Esercito italiano, soprannominato ‘Lido’, originario di Pisa. Sappiamo solo il cognome: Diavello – ha proseguito -. L’uomo venne colpito gravemente dai tedeschi e mio padre riuscì a recuperarlo e a portarlo in montagna, a bordo di un cavallo, con mia madre, mettendolo in salvo”.

“Dopo 2-3 mesi, l’uomo riuscì di nuovo a pronunciare il nome dei figli rimasti in Italia – ha continuato il suo racconto -. Una volta ripresosi, mio padre lo accompagnò al porto, dove il barbiere si sarebbe imbarcato per tornare nella sua patria. Erano grandi amici e lì si abbracciarono e, prima di salutarsi, questo barbiere italiano disse che avrebbe dato presto notizie di sé a mio padre. Purtroppo così non fu e mio padre, per tutta la vita, ebbe il presentimento che gli fosse poi successo qualcosa, non avendo più saputo nulla di lui”.

Ancora oggi la famiglia della signora Safe conserva alcuni di quegli attrezzi da lavoro, contenuti in una valigia, che il barbiere pisano lasciò all’amico in Albania, come ricordo della loro amicizia.

“Questa è una storia che ha accompagnato tutta la nostra vita – ha aggiunto -. Mio padre all’epoca parlava bene l’italiano, perché quando arrivarono i soldati, grazie a loro lavorò come tecnico. Ci ripeteva sempre le ultime parole che questo suo amico gli disse al porto, per ringraziarlo, dato che l’aveva salvato: ‘Ti sarà grata l’Italia per quello che hai fatto’. Ci sono davvero tante storie, di grandi rapporti di amicizia e anche di soldati italiani poi rimasti in Albania”.

Una storia che ha accompagnato anche la vita della signora Safe, da sempre occupata a sostenere la propria famiglia e che all’epoca, in montagna, fu al fianco del marito in questi aiuti dati ai soldati italiani.

“Mia madre è originaria di Bolena, in montagna, a 50 chilometri da Valona – ha aggiunto -. Abbiamo sempre avuto tutti noi la speranza che qualcuno della famiglia di ‘Lido’ riuscisse a rintracciarci. Queste storie dimostrano quanto i sacrifici facciano avvicinare le persone. Per noi e per la mamma è stata una gioia ricevere il sindaco di Conegliano: è stata una cosa semplice e bella, un momento in cui abbiamo avuto la possibilità di ricordare le nostre storie”.

(Foto: Comune di Conegliano).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati