Firmato il protocollo d’intesa per la tutela della risorsa idrica della viticoltura. Presentato il nuovo disciplinare tecnico

È stato firmato martedì 7 febbraio nel Comune di Valdobbiadene il protocollo d’intesa per lo studio di fattibilità circa gli interventi di tutela finalizzati al recupero, alla conservazione e al corretto utilizzo della risorsa idrica a beneficio del mondo della viticoltura alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Successivamente è stato reso noto, dagli esperti del settore, il nuovo disciplinare tecnico di gestione delle colline Patrimonio Unesco nell’Auditorium Celestino Piva.

La firma del protocollo d’intesa per lo studio di interventi finalizzati alla tutela della risorsa idrica in viticoltura 

Firmatari del protocollo sono il Comune di Valdobbiadene, l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, le associazioni Coldiretti, Confagricoltura, Cia Agricoltori Italiani e il Consorzio di Bonifica Piave. Si è rilevato che l’area collinare che necessita di interventi irrigui si estende su circa 3000 ha per un fabbisogno complessivo annuo della vite pari a 1,5 milioni di m3, sempre meno garantiti dalle precipitazioni. 

Tali interventi si focalizzeranno, nello specifico, sulla realizzazione di invasi di recupero acque piovane, sul canalizzare le risorse idriche presenti e riconsiderare in chiave attuale le progettualità non ancora realizzate e ogni ulteriore intervento utile a ridurre le perdite e aumentare l’efficienza idrica per una migliore gestione dell’acqua in agricoltura.

Il Protocollo, voluto e ideato da Coldiretti Treviso, sarà condiviso con tutti i 15 Comuni facenti parte della denominazione Conegliano Valdobbiadene DOCG, al fine di stimolare una fattiva partecipazione e adesione propedeutica al raggiungimento degli obiettivi del protocollo stesso.

“La visione lungimirante nella gestione di un territorio – dichiara Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG – si evidenzia anche attraverso questo progetto che pensa alla salvaguardia di un’importante Denominazione. Questa iniziativa, avviata dal Consorzio di Tutela, si inserisce all’interno dell’articolato programma della Green Academy, un incubatore di ricerche, studi e nuove idee per lavorare in modo sempre più strutturato, aggregato e concreto sul versante della sostenibilità del territorio. La nascita di quest’anno della Green Academy traccia un segno importante nel percorso che la realtà consortile sta portando avanti da almeno un decennio, con uno sguardo rivolto al futuro e alla valorizzazione e conservazione dell’ambiente, del paesaggio e della viticoltura.

L’impegno del Consorzio di Tutela sul fronte idrico si è fatto concreto già nel 2022 con un forte sostegno finanziario destinato all’università di Padova per lo studio di possibili soluzioni in loco. Inoltre, grazie alla collaborazione con Banca Prealpi SanBiagio si è dato mandato all’università di Cantabria (Spagna) di predire da qui al 2100 quali saranno le difficoltà idriche delle nostre colline. Sempre su questo fronte il Consorzio con il Comune di Valdobbiadene e con Banca Prealpi SanBiagio ha organizzato all’Auditorium Celestino Piva a Valdobbiadene un convegno sull’impianto della barbatella con particolare attenzione alle tecniche atte a mitigare e contenere gli stress idrici nei primi due anni dall’impianto. La stipula del Protocollo – conclude Bortolomiol – va quindi nella giusta direzione di un’ampia condivisione e impegno nell’affrontare questo sensibile argomento che potrà vedere i suoi frutti solo con un approccio rivolto a molteplici parziali soluzioni ma che assieme porteranno ad un concreto risultato”.

“La stipula del protocollo è un atto importante che va nella direzione della tutela del territorio insieme alle altre azioni di conservazione e valorizzazione in corso – commenta Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene -. L’idea di mettere insieme gli attori che operano sul territorio in modo da realizzare uno studio di fattibilità che consenta di valorizzare, conservare e massimizzare l’uso delle risorse idriche diventa strategica soprattutto se si considera che l’acqua oggi rappresenta uno dei beni più preziosi sia per l’agricoltura che per gli usi civili ed è sempre più scarsa a motivo anche degli effetti del cambiamento climatico che stiamo vivendo e subendo.

La proposta di realizzare degli invasi non è nuova in agricoltura e nasce dal progetto che a livello nazionale Coldiretti-ANBI hanno lanciato un anno fa, il cosiddetto “Piano laghetti”. Calare questa progettualità sulla realtà locale diventa fondamentale. Quella del 2022 è stata la sesta emergenza idrica nel corso di un ventennio con danni all’agricoltura per oltre 2 miliardi di euro, ecco perché servono investimenti infrastrutturali che vadano nella direzione che si pone il protocollo firmato oggi. L’Italia è al terz’ultimo posto in Europa per investimenti nel settore idrico, ecco perché dobbiamo procedere in modo spedito verso una logica diversa che non sia quella dell’emergenza, come nel 2022, ma che sia basata su una programmazione di interventi efficaci. Il Veneto e l’Alta Marca non dispongono di aree estese e l’idea di valutare la reale e concreta possibilità di realizzare un piano di invasi diffusi e con funzioni ambientali è la soluzione alternativa alla realizzazione di grandi invasi. 

Come Associazione confidiamo che questo protocollo possa davvero fornirci gli strumenti utili per formulare proposte concrete e realizzabili alla Regione. Ricordiamo che il Programma di Sviluppo Rurale del Veneto sostiene con una misura ad hoc la realizzazione di invasi aziendali e non a caso l’Associazione ha voluto aggiornare il “Disciplinare tecnico” che regolamenta anche gli interventi agronomici sulle nostre Colline proprio per facilitare i viticoltori nella realizzazione di microinvasi. Si tratta di un’opportunità da cogliere per difendere la viticoltura eroica e il patrimonio storico-culturale vanto di intere generazioni di agricoltori che è nostro compito conservare”.

“L’amministrazione comunale di Valdobbiadene – dichiara Luciano Fregonese, sindaco del Comune di Valdobbiadene– negli scorsi anni si è dotata di un piano delle acque per la gestione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie del reticolo idrografico e di un regolamento delle perequazioni per incentivare gli interventi edilizi che prevedono il recupero delle acque piovane. La salvaguardia della risorsa idrica richiede un approccio trasversale, che coinvolga tutti gli enti e le organizzazioni preposte a sviluppare progetti e interventi efficaci: dal controllo delle grandi derivazioni d’acqua, alla creazione di piccoli invasi di acque piovane, dall’efficientamento dei sistemi di utilizzo dell’acqua in ambito agricolo alla tutela della qualità e quantità delle acque dei corpi idrici e delle falde. 

È chiara, pertanto, l’importanza della firma di questo protocollo di intesa nato da una proposta ricevuta dal presidente di Coldiretti Treviso, e coordinata dal Consorzio di Tutela, finalizzata alla collaborazione attiva su problematiche che incidono con crescente impatto anche nell’ambito agricolo”

“Siamo stati gli ideatori ed i promotori di questo protocollo d’intesa – aggiunge Giorgio Polegato, presidente Coldiretti Treviso – perché riteniamo fondamentale dar vita ad uno studio di fattibilità sugli interventi di tutela finalizzati al recupero, alla conservazione e al corretto utilizzo della risorsa idrica a beneficio del mondo della viticoltura. Temi e soluzioni determinanti alla luce dei cambiamenti climatici in atto che devono tutelare l’equilibrio di un’area che esprime grandissima qualità e attrattiva in tutto il mondo, non solo per la propria viticoltura. Per questo siamo certi che un simile tavolo di lavoro possa dare delle risposte concrete per il territorio e per le imprese agricole”.

“Gli effetti siccitosi che si sono verificati in tempi recenti – afferma Giangiacomo Scotti Bonaldi, Presidente Confagricoltura Treviso – mettono in evidenza le conseguenze che i cambiamenti climatici stanno determinando anche sul nostro territorio. L’irrigazione della vite nell’area della Denominazione del Conegliano Valdobbiadene DOCG, nei periodi di allerta meteo per siccità, è un tema centrale e tra gli interventi chiave per fronteggiare la mancanza d’acqua ci sono l’ammodernamento e la razionalizzazione dei sistemi irrigui e la creazione di nuovi invasi. L’acqua è vita e nostro compito è garantire la qualità e l’efficienza delle infrastrutture irrigue al servizio della nostra viticoltura”.

“Per affrontare le criticità legate ai cambiamenti climatici, sempre più impattanti sul settore agricolo – dichiara Salvatore Feletti, presidente CIA Agricoltori Italiani Treviso – occorre lavorare di comparto con strategie che portino a innovazioni tecniche relativamente alla gestione delle pratiche agronomiche e alla resilienza delle nostre produzioni. L’intesa siglata oggi, per l’avvio di una fase di studio per la gestione dell’emergenza idrica, è passo importante che vede il settore coeso verso la ricerca di soluzioni strutturali con l’obiettivo di superare la continua necessità di rincorrere l’emergenza, tutelando il futuro delle preziose attività delle nostre aziende”.

“Il Consorzio Piave è impegnato da anni a portare nel Quartier del Piave acqua a fini irrigui prelevata dal fiume sacro alla patria e dai laghi montani. I nostri Impianti, realizzati quasi 50 anni fa, nonostante l’età, hanno garantito anche nel corso dell’ultima stagione estiva l’irrigazione di emergenza nell’area dei vigneti tra Valdobbiadene e Pieve di Soligo. Ma il prelievo dal fiume non sempre è sostenibile. Il nostro impegno nell’ambito dell’accordo è quello di trovare soluzioni più sostenibili per garantire un accorto uso dell’acqua in estati sempre più torride e avide di precipitazioni”, conclude Amedeo Gerolimetto, presidente Consorzio di Bonifica Piave.

Nuove normative e soluzioni tecniche per l’impianto e la gestione del vigneto

Dopo la firma dell’importante e fondamentale protocollo d’intesa, gli esperti del settore si sono riuniti nell’Auditorium Celestino Piva per l’aggiornamento del disciplinare tecnico di gestione delle colline Patrimonio Unesco.

“Se partiamo bene con l’impianto, cogliendo i consigli dei tecnici, segniamo bene il destino dei nostri vigneti”, con queste parole Diego Tomasi, direttore Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, ha introdotto la serata caratterizzata da un gremito e attento pubblico presente in sala.

“Salvaguardia e tutela del nostro territorio, queste sono le tematiche centrali per l’attività quotidiana sulle nostre colline – ha affermato Elvira Bortolomiol -. Dobbiamo avere una visione lungimirante della storia del nostro territorio, un percorso che da il via a numerose iniziative e collaborazioni con tutti gli attori principali della nostra denominazione, per la difesa del nostro territorio.

Oggi il nostro compito è quello di guardare lontano con una maggior consapevolezza dei traguardi che abbiamo raggiunto. Il Consorzio ha chiuso il 2022 con 103 milioni di bottiglie e con un valore in continuo aumento. Lavoriamo con un mercato internazionale sempre in crescita: circa il 40% delle bottiglie prodotte vanno a 150 paesi. Il turismo è aumentato del 60% con una permanenza che supera il 30%. Un ricambio generazionale importante sul lavoro, il 40% sono giovani”. 

“Cerchiamo di portare un supporto economico nella ricerca e condivisione – ha aggiunto Luciano Soldan, ufficio Agricoltura Banca Prealpi SanBiagio -. Fare squadra in un territorio è importantissimo e noi ci saremo sempre a fianco di tutti gli enti coinvolti. I problemi vostri sono problemi nostri”.

“Il disciplinare è fondamentale, tutela il nostro territorio patrimonio dell’umanità e armonizza i nostri interventi – ha dichiarato Marina Montedoro -. Sono linee guida per conservare le peculiarità delle nostre colline. Nei fatti, è uno strumento di sostegno per chi vive il territorio e in particolare per i viticoltori. Un documento vivo che bisogna aggiornare con cadenza regolare, per migliorarlo e adattarlo alle esigenze che cambiano nella pratica quotidiana.

Abbiamo ricercato delle soluzioni più economiche dove ci avevate evidenziato dei problemi. Dove c’era un vigneto, se andiamo a fare un impianto, non è una nuova unità culturale: è soggetto ad attività libera, riducendo le pratiche burocratiche consentendovi di mantenere inalterata la sua struttura. Il sesso dell‘impianto deve rimanere quello che era, ma dandovi la possibilità di aumentare il numero di piante sul filiale. Migliorare la sistemazione superficiale delle acque e viabilità sul fondo senza prevedere una richiesta. Consentire dei microinvasi, una riserva idrica”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata). 
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