“Quello che è esposto in questa vetrina è un ricordo di mio padre che ha fatto la guerra”.
Con questo cartello Antonio Zanette, alias “Presidente”, ha risposto alla pioggia di critiche che gli si sono riversate addosso per aver messo in vetrina, a Nervesa della Battaglia, oggetti e fotografie che richiamano al fascismo.
“Un’offesa per quanti hanno combattuto per difendere l’Italia. Quelle immagini vanno rimosse, sono apologia del fascismo e i carabinieri non le lasceranno passare”, ha dichiarato il sindaco Fabio Vettori.
Zanette, 78 anni di Treviso, ieri ha voltato i busti di Mussolini, una fotografia del Duce e altre scritte che ricordano il ventennio: “Alle 11.30 di stamane (ieri) – ci racconta – un vigile ha telefonato in azienda (Zanette è titolare della Cold Sheet Metal, azienda metalmeccanica che ha sede in via del Lavoro, nella zona industriale di Nervesa – ndr). Alla mia impiegata ha detto che cercava il titolare e che doveva andare immediatamente a rimuovere quelle cose esposte nella vetrina in centro paese”.
La vetrina in questione si trova proprio nel cuore del comune, sulla Schiavonesca e in prossimità di piazza La Piave.
“In realtà – precisa il Presidente, così vuole essere chiamato – quelle immagini sono esposte da oltre due mesi. Nessuno ci aveva fatto caso in paese. Fino a quando uno di passaggio l’ha notate e si è fermato con la macchina, ha fatto qualche fotografia e le ha pubblicate sui social”.
“L’altro giorno – prosegue – si è presentato anche il sindaco. Gli ho risposto che quello raffigurato è mio zio e sono disposto ad andare in Tribunale per difendere la mia libertà di esprimermi”.
Fatto sta che, almeno al momento, il Presidente ha deciso di giungere a un compromesso, mostrando la parziale volontà di ottemperare a quanto gli viene chiesto.
Non è certo nuova la vicenda nella nostra Penisola ed è capitato diverse volte che titolari di attività commerciali abbiano esposto immagini del Duce e relative scritte.
Come nel 2018, quando, tuttavia, il tribunale del Riesame di Ragusa ha stabilito che l’esposizione dell’immagine di Mussolini non è reato e ha restituito al proprietario il materiale precedentemente sequestrato dai carabinieri. Tutte le apologie sono punite piuttosto severamente dalla legge, con una pena che va dai 18 mesi ai 4 anni a seconda della gravità del reato.
La “riorganizzazione del partito fascista” era già condannata dalle disposizioni transitorie e finali della Costituzione e contenuta nella cosiddetta Legge Scelba del 1952 che, in verità, riporta come riferimento un numero, non inferiore a cinque, di persone che promuovano la costituzione del disciolto partito fascista, ma punisce anche chiunque “pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.
Una materia, quella dell’apologia del fascismo, dunque non così chiara, tanto da far prendere la citata decisione da parte della magistratura ragusana.
La cosa certa è che l’eccentrico “Presidente” Antonio Zanette, che in questi giorni sfoggia un look dedicato agli Stati Uniti d’America, con le sue immagini in vetrina ha scatenato un bel putiferio, dividendo anche il paese stesso tra chi lo condanna e chi lo difende, non resta che attendere di vedere come andrà a finire.
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