La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado del processo per la strage del Molinetto della Croda. Respinta la richiesta del procuratore generale di riformare la sentenza con la condanna degli imputati: i giudici hanno assolto Annalisa Romitelli (avvocato Cristina Cittolin) e Leopoldo Saccon (avvocato Elisa Polesel) e il geologo Celeste Granziera (avvocato Luca Mazzero) accusati per la strage del 2 agosto 2014 quando, travolti dalla piena del Lierza morirono Maurizio Lot, Giannino Breda, Luciano Stella e Fabrizio Bortolin.
I tre professionisti erano accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo perché, secondo la Procura, non avrebbero classificato il greto del Lierza all’interno del Pat come area esondabile.
Motivo per il quale lì era stata eretta la tensostruttura della Pro Loco dove si era consumata la tragedia. I giudici della Corte d’Appello alla prima udienza avevano deciso di rinnovare l’istruttoria per sentire il professor Luca Ferraris, il perito nominato dal tribunale di Treviso che ha redatto la consulenza sulla quale si è fondata la decisione di primo grado.
Ieri il perito ha ribadito quando già dichiarato: “Ha escluso qualsiasi nesso di causa tra il piano regolatore e la tragedia – commenta soddisfatto Luca Mazzero, legale del geologo Granziera -, soprattutto in merito al fatto che il piano di assetto del territorio conteneva la previsione dell’esondabilità dell’area. Un dato del quale non è stato tenuto conto nei piani di emergenza comunale (o pianI di protezione civile) la cui redazione però non competeva agli imputati”.
Ferraris ha poi ribadito quanto già precisato in primo grado e cioè: “Neppure in presenza di un perfetto piano di protezione civile le vittime si sarebbero potute salvare. Perché l’allerta meteo era prevista per un orario superiore a quello nel quale, data la portata eccezionale dell’evento meteorologico, la tragedia si è verificata. E quindi che quello del 2 agosto 2014 è stato un evento inevitabile senza colpe”.
Sollievo e lacrime per gli imputati: “Erano commossi perché questa sentenza restituisce loro l’onorabilità professionale minata da sei anni di gogna mediatica” concludono gli avvocati difensori.
Perplessità invece in Procura a Treviso: “Rispettiamo le sentenze dei giudici e prendiamo atto della loro decisione – commenta il procuratore di Treviso, Michele Dalla Costa – ma restiamo convinti della bontà del lavoro svolto dal nostro ufficio”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
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