Una lunga carriera nell’esercito Italiano hanno permesso a Roberto Bernardini di essere conoscitore degli equilibri geopolitici mondiali. Bernardini chiude la propria carriera di Ufficiale nel 2014 – dopo 43 anni di servizio – come Comandande di Vertice delle Forze Operative Terrestri dell’Esercito Italiano.
Nella sua carriera militare – tra gli altri numerosi incarichi – opera agli stati maggiori Centrali di Roma occupandosi di attività in campo internazionale e in particolare nel progetto NATO “Partnership for Peace” a favore dei paesi dell’est dopo il crollo dell’unione sovietica.
Nel 2003 è Consigliere Militare dell’Ambasciatore d’Italia a Nairobi, in Kenia dove partecipa ai colloqui di pace per il Sudan. Bernardini è laureato in Scienze Strategiche (con Master di II livello all’Università di Torino) e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste. Consolida inoltre le sue competenze in campo internazionale con studi specialistici alla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale di Roma.
La scorsa settimana il generale Bernardini era a Santa Lucia di Piave ospite dell’università delle tre età Unitre. Lo scorso anno a poche settimane dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina Bernardini era già stato ospite a Santa Lucia di Piave.
Generale, dopo un anno di conflitto tra Russia e Ucraina come sono cambiati gli equilibri politici mondiali?
Gli equilibri a livello mondiale hanno avuto delle serie conseguenze. I rapporti stessi tra le due potenze coinvolte, che sono gli Stati Uniti e la Russia, sono ai ferri corti. Anche se in questo periodo ci sono notizie di contatti sotterranei tra questi due stati per giungere a una tregua che sia quantomeno soddisfacente per entrambe. Questo però non significa né pace né tantomeno fine della guerra perchè il conflitto è accreditato per continuare a lungo.
Ma le tensioni non sono solamente in Europa, parliamo di quelle tra Cina e Taiwan. Possono esserci le condizioni per lo scoppio di una nuova guerra?
Se guardiamo le cartine dove sono riportati i possibili conflitti, l’area del pacifico che riguarda Taiwan e la Cina è una delle più critiche. Tutti ne parlano come del prossimo conflitto a livello mondiale.
Tutta questa situazione rientra nella gestione della leadership a livello mondiale – e quindi nella contrapposizione tra Cina e Stati Uniti d’America – che ormai, visto l’indebolimento della Russia dovuto alla guerra in Ucraina, rimangono le due grandi potenze. Hanno però modi diversi: la Cina segue la via economica perchè non vuole fare nessuna guerra. Basti vedere quello che succede in Africa, dove la maggior parte dei territori sono stati colonizzati con soldi e infrastrutture cinesi. Gli Stati Uniti hanno, invece, il loro solito approccio alle questioni internazionali riferito al desiderio di potenza e di controllo del mondo. Taiwan potrà rappresentare un grosso pericolo nel momento in cui la guerra in Ucraina sarà congelata o risolta.
Ha parlato di Africa. Secondo lei questo continente siederà mai al tavolo delle grandi potenze mondiali?
L’evoluzione non sembra essere questa. Nel senso che l’Africa non ha avuto uno sviluppo tale – né dal punto di vista economico né dal punto di vista politico – da poterla collocare al fianco delle grandi potenze. La stessa influenza che la Cina ha dal punto di vista economico fa di alcuni stati africani delle zone sotto tutela perchè vivono con i proventi delle infrastrutture cinesi. Sappiamo tutti che la Cina non avendo aree fertili sta cercando in giro per il mondo delle aree per sfamare oltre un miliardo di persone.
Ma la Cina ha interesse che la guerra tra Russia e Ucraina finisca?
Direi di si, anzi ha interesse che la guerra finisca al più presto. La Cina ha avuto – non solo per questo motivo – una drastica interruzione dello sviluppo delle sue linee della seta. Non ha interesse che la Russia venga distrutta dal punto di vista militare ed economico perchè è un partner presente nella sua realtà economica. L’interesse della Cina che la guerra finisca è ben compreso anche dagli Stati Uniti che approfittano di questa situazione per indebolire “l’orso russo” nemico storico degli Usa.
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