Terza dose Covid in Veneto. La storia di Giovanna: “Io, paziente oncologica, mi sono affidata alla medicina ma rispetto chi non la pensa come me”

La presa di posizione della Civica Endimione sul Green pass e sulle vaccinazioni contro il Covid-19 ha fatto molto discutere a Valdobbiadene (vedi articolo).

Nel principale gruppo Facebook del paese i cittadini hanno espresso il loro pensiero sull’argomento e da questo dibattito sono emerse posizioni molto distanti tra loro.

In tanti sono rimasti colpiti dalla testimonianza di Giovanna Capretta, libero professionista locale che fa parte del gruppo di amministratori della pagina Facebook valdobbiadenese, che ha voluto condividere nei social la sua storia, pubblicando un commento nel post dove erano presenti le parole di Simone Adami, capogruppo della Civica Endimione.

Capretta, paziente oncologica, è una delle prime persone ad avere ricevuto la terza dose del vaccino contro il Covid in Veneto.

“Quando mi hanno diagnosticato il primo tumore ci sono state una serie di persone che hanno cominciato a darmi consigli sulla base di qualche ‘ho letto che’, ‘mi hanno detto che’, ‘mi pare di aver sentito dire che’ – commenta la donna – Tra questi molti mi dicevano ‘non fidarti delle chemio, sono veleni! Non lasciare che ti facciano la radio, ti brucia e ti rovina’. Tutti bravi a dare consigli sulla pelle altrui. E via dicendo. Ma quando in pericolo c’è la ‘tua’ vita, non ti resta che fare una scelta. Se è giusta, bene, se è sbagliata ‘paghi’ tu”.

Io ho scelto di fidarmi della medicina, dei medici, di chi studia e pratica nel campo – continua – Ho cominciato nel 2014, ho avuto due interventi chirurgici, ho fatto chemioterapia, radioterapia e terapia monoclonale per entrambi i tumori, ho finito circa un anno fa le ultime terapie. Avrò altre recidive? Non lo so. È probabile. Ho fatto bene a fare queste cure? Non lo so, ma sono qui a raccontarlo. Mi hanno chiamata dall’oncologia per fissarmi gli appuntamenti per il vaccino in primavera. Lo ho fatto. Mi hanno chiamata dall’oncologia la settimana scorsa per la terza dose e l’ho fatta lunedì”.

“La mia scelta (e sottolineo ‘mia’) continua ad essere quella di fidarmi dei medici, di chi studia sul campo, di chi ne sa più di me – aggiunge – Faccio bene? Non lo so ma sono ancora qui a raccontarlo. Con questo voglio solo dire che ognuno dovrebbe essere libero di fare le proprie scelte senza essere attaccato da chiunque. Io rispetto chi decide di non vaccinarsi perché ha fatto la sua scelta. Rispetto chi decide di vaccinarsi perché ha fatto la sua scelta. Non mi arrabbio con chi mi giudica, mi consiglia o tenta di convincermi: semplicemente, e con tutta la pace per me e per gli altri, continuo a fare la mia scelta nella strada che ho intrapreso”.

La decisione di Capretta è stata quella di fidarsi e affidarsi “a chi è competente in materia”.

“Se avessero voluto ‘farmi fuori’ si sarebbero semplicemente limitati a non curarmi, no? – prosegue – Che senso avrebbe investire migliaia di euro di soldi pubblici per curare una persona e poi farla fuori con un vaccino? Io scelgo di vivere e di star bene; spero e confido che la strada sia quella giusta. Non esistono un farmaco, una terapia o una cura che possano fornire la certezza assoluta di guarigione”.

“La chemioterapia non assicura che un tumore non torni, né di guarire quello in corso, non assicura nemmeno di passare indenne nel nostro corpo: le conseguenze ci sono – conclude -, ma se ti trovi a lottare contro un tumore, scegliere di farla rappresenta una possibilità. Un vaccino non può promettere di non avere effetti collaterali, né fornire la certezza di immunizzare da una malattia: il corpo umano ha così tanti modi di reagire che l’imprevisto è sempre possibile. Ma scegliere di farlo rappresenta ancora una possibilità”.

(Foto: per concessione di Giovanna Capretta).
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