Covid vs Handmade: duello fra armi bianche. La storia di Anwar, 24enne artigiano: “Nostra arte a rischio”

In questo duro periodo per il nostro Paese, ci sono tantissime attività che si ritrovano pesantemente danneggiate dall’ondata coronavirus, tra queste troviamo il settore dell’artigianato.

Una crisi che lascia per il momento pochi margini di speranza ai numerosi lavoratori del settore, tra le tante voci troviamo quello di Anwar: 24enne valdobbiadenese e giovane artigiano in proprio specializzato nella fabbricazione di coltelli rigorosamente “handmade”.

Ha voluto raccontare tutte le problematiche a cui non solo lui ma tanti suoi colleghi si trovano a dovar affrontare.

“In questo periodo non è affatto semplice per le attività come la mia – spiega Anwar -. Il mio guadagno si basa sulle spedizioni online prima di tutto, che ora come ora non è garantito al 100% nemmeno quello, poichè io ho clienti da tutta Italia e in alcune Regioni non mi è permesso spedire il prodotto“.

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“Ma la criticità non sta solo qui – prosegue -. Sfortunatamente non mi sarà possibile a breve nemmeno mettermi a fabbricare i coltelli, in assenza magari di alcune materie prime necessarie per la costruzione del prodotto, da quelle più ricercate ma anche ad alcune cose banalissime come la colla ad esempio”.

Con i negozi di ferramenta chiusi fino a quando non si sa, io dovrei ordinare via internet questi materiali – continua Anwar -, aspettando il doppio dei giorni e quindi perdendo clienti (dato che il mio business si basa anche sulla velocità di spedizione), date le problematiche che ci sono o magari che mi vengano fermate in dogana qualora dovessi richiederle da certi stati; oltre al fatto che non guadagnerei più e ci perderei addirittura economicamente, pagando il triplo cose che qui da me mi costerebbero poco“.

“Ho colleghi che hanno dovuto chiudere attività a causa di questa pandemia – evidenzia il giovane -. Tra l’altro anche numerose manifestazioni a cui molti di noi potevano partecipare e vendere sono state annullate, come ad esempio la Cittadella dei Taglienti della Fiera di San Gregorio qui nel mio paese”.

“Tutto ciò è un danno notevole, ma come me molti altri lavori – conclude -. Certo che la salute viene prima di tutto ma il mio augurio è che al più presto venga fatta chiarezza sulla situazione e che almeno comincino a riaprire gradualmente qualche negozio, rispettando ovviamente tutte le norme di sicurezza, altrimenti per noi artigiani è dura“.

Tempi durissimi quindi per l’artigianato che, come era stato già evidenziato qualche giorno fa dalla Cgia di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), rischia di estinguersi, o quasi, soprattutto nelle piccole città e nei paesi di periferia che, a fronte dell’azzeramento degli incassi o, nel caso di alcuni, di affitti insostenibili e di pressioni fiscali eccessive, non reggeranno il colpo e saranno costrette a chiudere. 

Se la situazione non migliorerà entro la fine di maggio, è verosimile (stando alle dichiarazioni della Cgia), che il numero complessivo delle aziende artigiane possa scendere di almeno 300 mila unità.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Anwar Thamri).
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