Quando i gettoni non bastavano mai. Addio alle cabine telefoniche, finisce un’epoca

Per le nuove generazioni questa novità non significherà molto, ma per tutti gli altri, invece, si può dire che la rimozione delle cabine telefoniche segna, inevitabilmente, la fine di un’epoca.

Lo smartphone ha definitivamente trionfato sulle vecchie cabine, circa 16 mila in tutta Italia, ora in fase di rimozione da parte della Tim.

La prima postazione fece la sua apparizione nel 1952, in piazza San Babila a Milano, in un’epoca in cui il fatto che non ci fossero i cellulari implicava maggiori relazioni “vis à vis”, anziché l’iperconnessione contemporanea che, al contrario, genera maggiore solitudine rispetto ai tempi passati.

Da lì ebbe inizio la diffusione della cabina telefonica (con apparecchi provvisti prima di combinatori a disco e poi a tastiera) in tutta la penisola italiana, prima nelle piazze e, successivamente, in bar e attività pubbliche, dove bastava pagare per poter fare la telefonata di cui si aveva la necessità.

Non serviva altro che avere una manciata di gettoni in tasca, quelli di ottone da 200 lire l’uno, con il simbolo del telefono fisso da un lato e la scritta “Gettone telefonico” dall’altro, per sentirsi sicuri in caso di necessità.

Il telefono pubblico, inoltre, era uno strumento importante anche per il mondo della stampa, specialmente per chi si occupava di cronaca e che, di conseguenza, aveva necessità di comunicare immediatamente con la redazione, facendo una vera e propria gara “in cerca di un apparecchio”.

Molti si ricorderanno i telefoni arancioni, con la cornetta nera (che poi lasciarono posto a quelli grigio metallizzati con la cornetta arancione), utilizzati quando ci si trovava, ad esempio, in gita oppure in vacanza al mare, in un’epoca in cui non era ancora una cosa scontata poter aver il telefono in camera, nel proprio hotel.

La sera, dopocena, bisognava sbrigarsi per raggiungere la cabina più vicina, per chiamare a casa o agli amici, prima che la fila si ingrossasse troppo lungo il marciapiede.

E bisognava pure stare attenti a non dilungarsi troppo nelle chiacchierate, per non sentire il mormorio delle persone fuori in attesa.

Parlando con genitori e zii, emerge ancora il ricordo di quando si dovevano conteggiare i gettoni necessari a completare le telefonate. Immancabile la frase “Scusa, sto finendo i gettoni” (che a volte poteva essere usata anche come pretesto per interrompere la conversazione), giustificata da quel “toc toc” a intervalli, che segnalava quanti gettoni fossero stati esauriti. A volte capitava anche di avanzarne qualcuno.

Se si chiamava fuori zona, da Conegliano a Treviso, inoltre, non era così scontata la durata del gettone, perché il costo della chiamata era differente.

Da non dimenticare, inoltre, che la cabina telefonica è stata spesso e volentieri protagonista della scenografia di svariati film di diverso genere, dal romantico al thriller, dalla commedia alla pellicola d’azione: come dimenticare le intramontabili immagini delle telefonate dei personaggi in una serata di pioggia? O le scene dei gialli con la cabina telefonica come sfondo?

Tutte cose che, a quanto pare, e con l’avvento delle nuove tecnologie, ormai non vedremo più.

Ma se si pensa alle cabine telefoniche, non manca il ricordo degli scambi delle tessere telefoniche a scuola, di varie fogge, raffiguranti calciatori, animali e panorami di vario tipo. Ancora oggi c’è chi custodisce gelosamente queste collezioni, considerato il fatto che, ormai, di schede telefoniche non si parla più.

Ricordi che, alla luce dei fatti, non torneranno e per i quali si può davvero parlare della fine di un’era.

La rimozione delle cabine telefoniche

La notizia di questo cambio di scenario è fresca degli ultimi mesi: in una delibera dello scorso maggio, l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha infatti stabilito che l’azienda Tim non ha più l’obbligo di garantire questo servizio pubblico, dando quindi il “via” a staccare la spina.

L’Agcom ha infatti rilevato una copertura radiomobile, nelle zone servite dal servizio di telefonia pubblica, pari al 99,2%, quindi quasi completa: segnale che indica il sopravvento che ha avuto l’utilizzo dello smartphone.

Dati e novità di cui la Tim ha preso atto, dando il via a una campagna di rimozione, in un’ottica di risparmio, non essendo più la cabina telefonica un servizio pubblico essenziale.

Negli ultimi giorni, però, è emerso come la rimozione verrà anticipata, arrivando al suo completamento entro il 2023, anzichè prima della fine del 2026, come in precedenza era stato preventivato.

Gli apparecchi rimarranno al loro posto solamente negli ospedali e nelle strutture sanitarie equivalenti (con almeno 10 posti letto), ma anche in carceri e caserme, con almeno 50 occupanti, oppure dove non arriva la copertura mobile, come nel caso dei rifugi di montagna.

Tali eccezioni comportano il mantenimento di 1.801 cabine sul territorio, delle 16 mila attualmente installate sul suolo nazionale.

La rimozione delle cabine telefoniche oramai è un dato di fatto e capita, in quelle rimaste, di trovare affisso un cartello, che indica la tempistica entro la quale l’operazione sarà portata a termine.

Sul sito della Tim esiste inoltre un’apposita sezione, denominata “Trova telefono pubblico”, dove è possibile vedere quante cabine sono ancora attive, quante rimosse o in fase di rimozione nei vari Comuni delle regioni d’Italia. Il sito fornisce inoltre dettagli circa la posizione degli apparecchi, ovvero se si trovano nelle vicinanze di un esercizio commerciale oppure di un impianto stradale.

Nella stessa sezione, inoltre, è possibile segnalare eventuali casi di postazioni in stato di abbandono o di rimozione non completata.

Nella città di Conegliano, ad esempio, il sito segnala come siano ancora 12 le cabine attive (senza contare il numero di quante si trovano in fase di rimozione), ovvero in viale Istria e Giacomo Matteotti, nelle vie Adolfo Vital, Menarè, Papa Giovanni XXIII, Lourdes, Caronelli, Einaudi, Brigata Bisagno, Zamboni, Manin e Marcorà.

E proprio nella città del Cima esiste una cabina un po’ particolare, vicino all’ospedale civile “Santa Maria dei Battuti”: si tratta di una “Bibliocabina”, un “angolo di biblioteca” creato nel 2016 e riaperto lo scorso anno, dove poter prendere in prestito oppure donare dei volumi.

L’iniziativa è stata promossa dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Conegliano, attraverso il Progetto Giovani e l’associazione Altrestorie: un modo per promuovere il gusto per la lettura, valorizzando una cabina ormai dismessa e collocata in un punto strategico della città.

Una fine di un’era, quella delle cabine telefoniche, che rimarrà tra i ricordi di chi le ha abitualmente utilizzate o tra le immagini di qualche film e serie tv del passato.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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