Il colossale treno “Rinnovatore” che procede sulla tratta Cornuda – Montebelluna e sostituisce i vecchi binari: ecco come funziona e a cosa serve

Tutti coloro che in questi giorni si sono fermati a sbirciare il cantiere lungo la linea ferroviaria che collega Cornuda a Montebelluna, dove i passaggi a livello sono stati temporaneamente chiusi, avrà notato un particolare convoglio giallo di un centinaio di metri, che da qualche giorno procede, con apparente lentezza, sui binari. 

Lo stesso treno, o comunque un esemplare simile, è stato utilizzato durante i lavori di elettrificazione della tratta Belluno – Conegliano, che ha da poco visto la cerimonia d’inaugurazione (vedi articolo).

In gergo tecnico, il mezzo si può definire “treno rinnovatore” e rappresenta il vero protagonista della grande opera di revisione e sostituzione della linea che interessa le nostre zone.

Trionfo di meccanica e tecnologia digitale, il macchinario compie una serie di operazioni complesse e capire il suo funzionamento può diventare ancora più interessante considerando che tutto ciò che fa oggi, un tempo andava fatto manualmente: per farsi un’idea, ogni singola traversina di cemento pesa all’incirca quattro quintali.

In un giorno di lavoro, il treno rinnovatore può riuscire a completare anche più di un chilometro. Nel caso di Cornuda, dove è stato immortalato dal terrazzo circolare della vicina “Casa Rotonda” (vedi articolo), come abbiamo detto i passaggi a livello sono stati chiusi alla circolazione e perciò l’organizzazione dei lavori ha potuto procedere con ritmi più moderati.

A raccontare in termini semplici il funzionamento del treno rinnovatore è Alessandro De Nardi di TreniBelluno, gruppo di viaggiatori, conoscitori, pendolari e sostenitori del trasporto pubblico locale: “I processi portati avanti da questa macchina sono molteplici, rimuovono l’armamento vecchio e ne riposizionano un tratto nuovo”.

Mentre avanza, infatti, il macchinario divide le rotaie vecchie, stacca le vecchie traversine dalle sedi e ne riposiziona di nuove, disponendole a intervalli regolari. Il pietrisco viene rimosso e poi setacciato, in modo che riesca a livellare perfettamente il binario: il materiale ghiaioso più sottile viene scaricato e portato altrove.

“Sul convoglio lavorano alcuni operatori che hanno l’importante compito di mantenere l’attenzione sui delicati processi automatizzati: per esempio, un macchinista segue il locomotore, un operatore si dedica al carrellino di carico e scarico delle traversine, un supervisore controlla i parametri del macchinario” spiega De Nardi.

“Per quanto riguarda i passaggi a livello, il transito del treno rinnovatore richiede la rimozione dell’asfalto: sarà quindi necessario, una volta conclusi i lavori, riasfaltare il varco in modo da “incassare” i binari”.

Un lavoro di sinergia che non si conclude con il raggiungimento dell’ultimo chilometro ma che continua con una serie di verifiche di sicurezza: a testare il tracciato a opera conclusa sarà un secondo trenino di Rfi, lungo appena una decina di metri.

Munito di una serie di apparecchiature che verificano ogni parametro del binario, il trenino segnala viaggiando a una velocità di 30 chilometri all’ora qualsiasi avvallamento o anomalia, oltre a eventuali irregolarità nella distanza tra i binari. 

Una volta convalidato il tracciato con quest’ultimo strumento, il traffico ferroviario sulla linea viene ripristinato, ma in forma precauzionale viene imposta una velocità massima lievemente inferiore a quella standard.

(Foto: Foto e video: Alessandro Persegona).
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