Toponimi della Marca trevigiana, Sernaglia della Battaglia: alla ricerca di anfratti misteriosi, efferati criminali e acque cristalline

Il toponimo di oggi: Sernaglia della Battaglia
Il toponimo di oggi: Sernaglia della Battaglia

Sernaglia della Battaglia, oltre seimila abitanti, sorge in una porzione pianeggiante del Quartier del Piave, a ridosso del Montello e sulla sponda sinistra del sacro fiume.

Il blasone del comune sintetizza efficacemente i rilevanti aspetti storici e naturalistici di una comunità unica nel suo genere. La fascia azzurra che attraversa lo scudo rappresenta il Piave e le due spade, sovrapposte a guisa di croce di Sant’Andrea, rimandano ai combattimenti della Grande Guerra per i quali Sernaglia, medaglia d’oro al valor civile, nel 1924 ha ottenuto la specificazione “della Battaglia”; i tre rilievi verdi al centro dello stemma simboleggiano infine l’andamento collinoso dell’entroterra sernagliese.

Le teorie che ruotano attorno al toponimo, attestano nel 762 come “Sarnalia” e nel 1122 come “plebe di Sernalia”, sono almeno tre.

La prima collega l’origine del nome geografico con quello di un lontano proprietario terriero, tale Serenus. La presenza del suffisso -alia starebbe a indicare che la proprietà era forse di natura collettiva e dunque ascrivibile alla famiglia dei Sereni. Un’altra interpretazione, pur concordando sulla natura consortile del possedimento fondiario, vede il toponimo legato all’aggettivo serenus inteso come “luogo spoglio e privo di vegetazione”.

Sicuramente più suggestiva, anche se scientificamente meno rigorosa, una terza tesi secondo cui Sernaglia mutuerebbe il proprio nome da una fortezza medievale adibita a prigione dai conti di Collalto e ribattezzata “Serra Canaglia”.

Il comune, oltre alle gloriose vicende storiche, vanta peculiarità naturalistiche assolutamente pregevoli. Le Fontane Bianche, così chiamate per l’aspetto cristallino delle acque di risorgive, rappresentano il connubio ideale fra storia e natura: a piedi o in bici si possono visitare gli scenari in cui hanno combattuto i leggendari “caimani del Piave”, ammirare la fauna e la flora tipiche delle sponde fluviali, esplorare i misteriosi recessi fatti di  conglomerati di carbonato di calcio e ciottoli di fiume che da secoli alimentano inquietanti storie popolate da dispettosi folletti e infide streghe. 

La nostra escursione termina a Passo Barca, Falzè di Piave, frazione che deve il proprio nome all’antica abbondanza di felci, all’andamento falciforme dell’ansa del fiume oppure alla conformazione delle scarpate del Piave, dette falde. Da questo luogo, nel quale i possenti tronchi provenienti dal Cadore passavano di mano per raggiungere i cantieri della Serenissima, partiamo alla ricerca di un’eccellenza del territorio: la patata del Quartier del Piave e più precisamente la “cornetta” che, condita con un filo d’olio extravergine del Montello, ci lascerà nel palato l’indimenticabile sapore di queste terre straordinarie.

(Foto: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati