Il Flit: l’insetticida che cambiò la vita dei nostri nonni

“Ammazza la moschia (o la vecchia) col flit. E se non muore, col gas”: un motivetto che divenne popolare nel secondo dopoguerra e poi negli anni ’80 in una scena del film “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Ma cos’era il “Flit”?

Un cilindro di latta litografica, una vaschetta e un manico di legno: così si presentavano i primi spruzzatori di insetticida di FLIT e DDT messi in commercio nei primi anni ’60 del secolo scorso.

La mosca, l’insetto che infastidisce tutti dal giorno zero. Senza via di scampo erano gli abitanti specialmente nei periodi caldi e durante quel tradizionale periodo che caratterizza anche il nostro territorio patrimonio Unesco: la vendemmia

La svolta avvenne nei primi anni ’60, quando fu inventata la carta moschicida. Una soluzione che però lasciava a molti un “boccone amaro” dato lo spettacolo che portava: mosche morte su tutto il pavimento.

Dall’America arrivò la soluzione che tutti stavano aspettando: il Flit, il primo insetticida della storia. Il nome “Flit” deriva da “Fly-Tox” (tossico per mosche) e richiama il suono stesso dell’insetticida. 

Colpi di ventaglio, uno dopo l’altro, e le mosche più comprensive uscivano dalla finestra. Per le colleghe più ostiche, il primo passo era chiudere tutto, porte e finestre, lasciando uno spiraglio. Flit alla mano e si riempiva il vasetto in lamiera con la lozione chimica, molto potente che uccideva all’instante gli insidiosi insetti. Una volta spruzzato, via di corsa verso l’unico spiraglio aperto perché il Flit era sì un valido aiuto per sconfiggere le mosche, però a contatto diretto con l’uomo provocava una sensazione di bruciore sia agli occhi che alla gola.

Il Flit, amato da tanti nonni e soprattutto nonne, ha avuto però vita breve. Dopo circa dieci anni dalla sua invenzione, attestata la pericolosità per la salute, venne tolto dal mercato.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati