Un anno di guerra, oggi il primo anniversario dell’inizio dell’invasione: 365 giorni di conflitto russo-ucraino, tra offensive missilistiche ed esodi

I bombardamenti di un anno fa
I bombardamenti di un anno fa

Oggi, venerdì 24 febbraio, ricorre un tragico anniversario, un anniversario che nessuno avrebbe desiderato “celebrare”. 

È il primo anniversario dell’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, una guerra di logoramento, così come è stata più volte definita, che attualmente non accenna a spegnersi.

Il reportage di Qdpnews.it sulla Guerra in Ucraina – servizio di Luca Vecellio e Simone Masetto

Tutto è iniziato nella notte tra il 23 e il 24 febbraio di un anno fa, quando ebbe inizio l’invasione russa in Ucraina, seguita dalle dichiarazioni ufficiali pronunciate da Vladimir Putin, il quale definì quanto accaduto come l’avvio di un’operazione militare speciale, concepita per difendere i cittadini russi dalla “minaccia della Nato“.

In realtà i venti di guerra soffiavano da tempo: all’inizio del 2014 i separatisti della regione del Donbass avevano iniziato ad armarsi per rendersi indipendenti dall’Ucraina, con la complicità della Russia, con cui la regione stessa confina.

Uno scenario poco noto o non documentato a sufficienza, secondo il racconto fatto dall’interprete Anna Parchevska, giusto pochi giorni prima dello scoppio del conflitto.

A tal proposito, negli ultimi mesi del 2021 la Russia aveva iniziato ad ammassare i propri mezzi militari sui confini con l’Ucraina, con la scusa di dover condurre delle esercitazioni militari. Una giustificazione a cui molti tra la popolazione in Ucraina avevano creduto, non pensando che ciò non fosse altro che la premessa di una vera e propria invasione. 
Invece, in quella notte tra il 23 e 24 febbraio sono cadute le prime bombe e anche la capitale Kiev non è scampata a un simile scempio, tra l’incredulità di coloro che, di punto in bianco, si sono ritrovati circondati da una guerra, come ha raccontato all’epoca lo chef trevigiano Stefano Antoniolli.

Da lì sono iniziati mesi e mesi di notizie riguardanti devastazioni e continui esodi della popolazione ucraina, specialmente di donne e bambini, mentre sugli uomini pesava il divieto di lasciare il Paese, che aveva bisogno di essere difeso. Una fuga verso la frontiera con la Polonia e la Romania, come Qdpnews.it ha avuto modo di documentare in una serie di reportages, e in direzione dei confini con l’Unione Europea.

A tal proposito, i dati delle Nazioni Unite mostrano che, dall’inizio del conflitto, oltre 8 milioni di persone hanno finora attraversato i confini nazionali, per mettersi in salvo.
Una situazione che ha tenuto i Paesi, in primis quelli europei, con il fiato sospeso di fronte al rischio di trovarsi sull’orlo di un conflitto mondiale. Una guerra che ha puntato i riflettori sul concetto di pace, da tempo quasi dato per scontato.

Per questo i Paesi dell’Unione Europea si sono dimostrati accoglienti, fornendo assistenza economica e materiale all’Ucraina, assieme agli Stati Uniti, ma mai inviando dei militari in loco, perché ciò avrebbe significato di fatto una dichiarazione di guerra alla Russia.

Paesi che hanno comunque sentito nella propria quotidianità gli effetti del conflitto, con le sanzioni che hanno avuto una ricaduta pesante sui costi del carburante, sul prezzo dell’energia elettrica e delle materie prime, provocando il razionamento dell’olio di girasole sugli scaffali dei supermercati, mentre in Russia l’abbandono della Nazione da parte delle maggiori catene commerciali internazionali ha provocato un forte contraccolpo economico.

Profughi al confine tra Polonia e Ucraina

Il nostro territorio locale testimone degli effetti della guerra

Anche il nostro territorio locale è stato il diretto testimone degli effetti della guerra, in primis dell’esodo delle donne e dei bimbi ucraini: a Conegliano, ad esempio, l’area antistante alla Zoppas Arena per un certo tempo ha assistito ai “viaggi della speranza”, così come sono stati ribattezzati. Pullman carichi di profughi, ancora increduli al pensiero di aver dovuto abbandonare le proprie case e gli affetti in fretta e furia, hanno continuato ad arrivare: parenti o amici si sono riabbracciati, mentre altri sono ripartiti in direzione di altre città italiane ed estere.

L’arrivo del pullman a Conegliano con donne e bambini, scappati al conflitto 11 mesi fa

Simili scene si sono viste anche in altre zone del territorio locale, come ad esempio a Pederobba dove, tramite una cittadina ucraina, è stato possibile far arrivare alcuni profughi e far partire gli aiuti per l’Ucraina.

Stessa cosa a Valdobbiadene, dove il Covid hotel ha mutato la propria veste, per accogliere i profughi in fuga. Senza dimenticare le storie di persone come Viktor, partito da Belluno grazie all’aiuto di un amico, per percorrere 1.400 chilometri con il cuore in gola e arrivare a Przemyśl (Polonia), con l’obiettivo di recuperare la sorella e la nipotina.

La storia di Viktor, da Belluno al confine per prendere i suoi parenti scappati dall’invasione Russa

Indimenticabile l’impegno del territorio locale, unito nel raccogliere generi alimentari e di prima necessità, da inviare in Ucraina a coloro che avevano perso tutto e si trovavano in condizioni di grave difficoltà, grazie al lavoro di amministrazioni, privati, associazioni, gruppi di Protezione civile e la diocesi di Vittorio Veneto , nei diversi Comuni dell’Alta Marca trevigiana, attraverso i referenti della comunità ucraina.

Non sono neppure mancate nel territorio le fiaccolate, organizzate per chiedere la pace ed esprimere solidarietà al popolo ucraino. Tante, quindi, le storie da ricordare, che hanno caratterizzato tutti questi mesi di conflitto.

La guerra oggi e un pensiero dal mondo delle istituzioni

Oggi continuano gli attacchi missilistici a danno del territorio ucraino e, a livello internazionale, il conflitto russo-ucraino non perde la propria centralità nel dibattito tra i Paesi: ad esempio la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in questi giorni ha affermato che, anche se non risulta che la Cina abbia rifornito la Russia di armi, gli Stati Uniti continueranno a monitorare tale aspetto.

Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky oggi terrà una conferenza stampa, a un anno dallo scoppio del conflitto, dopo aver affermato, alla vigilia della data odierna, che “Non ci siamo spezzati, abbiamo superato molti ostacoli e vinceremo”.

Dal mondo delle situazioni, intanto, sono giunte parole di vicinanza alla popolazione ucraina. “È una guerra vicino a casa nostra che, a distanza di ottant’anni dal Secondo conflitto mondiale, ha riportato l’Europa in una grave e tragica realtà – ha affermato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – Abbiamo visto città simili alle nostre distrutte, ci siamo riconosciuti in persone vestite secondo la nostra moda che abbandonavano le città, affollando stazioni ferroviarie che sembravano le nostre. In questo clima abbiamo assistito a un’escalation di violenza ai danni del Paese aggredito”.

“A differenza di altre guerre recenti, fino ad oggi è stata praticamente assente l’azione diplomatica – ha proseguito – Personalmente auspico che, parallelamente al sostegno verso gli ucraini, i grandi della Terra, a cominciare da Usa e Cina, lavorino per trovare una soluzione che ponga concretamente fine a questa terrificante carneficina. La comunità internazionale deve fare ogni sforzo possibile per salvare vite umane e sbloccare, non appena possibile, i progetti di ricostruzione e ripartenza, che coinvolgerebbero l’intera Europa”.

“L’evolversi della situazione sulla linea del fronte e i continui capovolgimenti degli equilibri fanno temere che questa guerra sia ormai diventata un conflitto di posizione di lunga durata – sono le parole di Alberto Villanova, presidente dell’intergruppo Lega-Liga Veneta in Consiglio regionale del Veneto – È uno scenario da scongiurare ad ogni costo, perché rischierebbe di congelare uno scontro che ha già ucciso troppi innocenti. Dobbiamo perseguire i fini per cui è stata creata l’Europa unita, sorta sulle ceneri di due conflitti mondiali per assicurare, prima di ogni altra cosa, pace e stabilità”.

“Il primo pensiero va a tutte le persone, le famiglie, i bambini e gli anziani coinvolti, a coloro che hanno perso la vita accidentalmente o perché al fronte – ha affermato Adalberto Bordin, sindaco di Montebelluna – Ma il pensiero va anche a tutte le associazioni e ai volontari che si sono attivati per dare sostegno concreto alla popolazione ucraina”.

Sostegno che è destinato a non esaurirsi qui: ne è la prova l’iniziativa dell’associazione “Liberi, oltre le illusioni” che, per oggi e domani, ha organizzato dei sit-in in diverse città italiane (tra cui Treviso, a Porta San Tommaso, domani dalle 10 alle 12) ed europee, per supportare la popolazione ucraina. La stessa associazione, inoltre, invita tutti a unirsi questa domenica ad altre manifestazioni, organizzate direttamente dalle comunità ucraine in Italia.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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